Poco al di sotto della sommità del Monte Conero (572 m slm), rilievo costiero tra Ancona e Sirolo, lungo il sentiero 301b del Parco del Conero, è segnalata una breve deviazione che conduce all’area delle “incisioni rupestri”. Qui, nella boscaglia, la vegetazione si apre ed affiora la superficie di una balza rocciosa calcarenitica segnata da una serie di incisioni più o meno profonde (canalette, buche, vaschette, coppelle).
Si tratta di un documento di arte rupestre di straordinaria importanza, che rappresenta un unicum non solo nelle Marche, ma anche nel centro Italia e si inserisce in un contesto archeologico e ambientale di notevole interesse (giacimento paleolitico, insediamenti pre-protostorici, cava romana, eremi e monasteri).
Il manufatto, segnalato nel 1971 da Giuseppe Barbone e Rosa Maria Lusardi Barbone che ne compresero da subito il notevole interesse archeologico, è stato oggetto di studi preliminari che ne hanno rimarcato il valore scientifico.
Il complesso sistema di incisioni realizzate sulla roccia è costituito da una serie di canalette che seguono l’inclinazione naturale della superficie calcarenitica e confluiscono in un lungo canale anch’esso scavato dall’uomo. Le canalette sono intercalate a buche circolari anche profonde, vaschette rettangolari, coppelle (piccole concavità emisferiche). Nel settore più ad ovest, su un rialzo naturale gradonato, sono state realizzate altri due piccoli canali che confluiscono, dopo un salto naturale della balza rocciosa, in una buca profonda.
L’area con le incisioni rupestri sembra in relazione a forme di culto e a ritualità complesse in associazione con aspetti magico-terapeutici e con culti propiziatori di età protostorica.
Il sistema di canalette mostra una significativa corrispondenza di carattere topografico con i corsi d’acqua del Monte Cònero (torrente Betelico, rio Boranico, torrente Scaricalasino, ecc.) che confluiscono nel fiume Aspio, rappresentato sulla superficie rocciosa da un lungo canale longitudinale nel quale si immettono le canalette.
Le incisioni potrebbero rappresentare una mappa del sistema idrografico (i cosiddetti “reticoli idrici”) alla quale si affiancano elementi di valenza religioso-simbolica associabili a forme di culto di epoca preromana, presumibilmente risalenti all’età del Bronzo finale (1200-1000 a.C.), datazione ipotizzata sia sulla base delle caratteristiche del sito e dei petroglifi sia sulla base dei pochi materiali rinvenuti.
Per la posizione dominante, la valenza monumentale, sembra essere stata un'area dove si svolgevano cerimonie di tipo offertorio a carattere votivo, per culti dedicati alle sommità montane, ma anche per sancire il controllo dei perimetri territoriali da parte delle comunità pre-protostoriche.
Sulla superficie si notano anche altri elementi particolarmente interessanti e che richiamano simbologie arcaiche (motivi astrali e sessuali).
Su una porzione del lastrone sopraelevata si nota un motivo a Y formato da due file contrapposte di picchiettature che si incontrano in un breve solco centrale e che suggerisce la rappresentazione schematica delle corna e della testa di un toro. Alla costellazione del Toro, e in particolare all’ammasso delle Iadi a forma di V, che ne rappresentano la testa, si potrebbe accostare anche il motivo triangolare con coppella lungo uno dei canaletti che confluiscono nel canale longitudinale. A breve distanza, su una porzione di lastrone non interessata da altre incisioni, esiste un elemento isolato di forma ovale che ricorda le rappresentazioni di tipo vulvare, adoperate nella preistoria come simbolo di sessualità-fertilità.
In considerazione del grande interesse storico-archeologico dell’area delle incisioni rupestri del Monte Conero e nella prospettiva di una corretta fruizione e messa in sicurezza del sito è stato stilato un progetto per avviare alcuni interventi di indagine, documentazione, tutela, conservazione e valorizzazione dell’area.