L’area archeologica della “Catena” sorge a Troina nella parte sud-orientale del centro abitato. Fu interessata da scavi archeologici per la prima volta alla fine degli anni cinquanta: l’archeologo Elio Militello (Univ. di Catania) portò alla luce resti di abitazioni di età romana con pavimenti in opus signinum, strutture interpretate come area sacra nella parte sud-orientale e, soprattutto, un lungo tratto del muro di fortificazione della città antica dell’età ellenistica.
Negli anni ottanta e novanta gli scavi ripresero sotto la direzione di Giacomo Scibona (Univ. di Messina), che proseguì la ricerca sulle mura, interessate in quegli anni anche da un importante restauro, e identificò resti di altre strutture murarie attribuite all’età romana e tardoromana.
Fu in quegli anni che emersero, non lontano dal rudere della chiesa bizantina della Madonna della Catena, che riutilizzò un ambiente riferibile a terme romane, tracce di un grande edifico con blocchi pseudoisodomi, la cui funzione, pur con la ripresa delle ricerche (multidisciplinari) avviate, nell’ambito del progetto “ArcheoTroina”, dall’Università di Messina dal 2016, attende di essere chiarita dal prosieguo dell’indagine di scavo. Il rinvenimento, negli ultimi anni, di una necropoli medievale e di un edificio absidato hanno definitivamente chiarito le altissime potenzialità archeologiche di tutta l’area, ai fini della ricostruzione della storia dell’antica città di Troina (di cui non conosciamo ancora il nome), che merita di essere adeguatamente e urgentemente valorizzata.
Per queste ragioni l'Amministrazione comunale, l'Università di Messina, le associazioni locali e tanti cittadini amanti della storia e sensibili al recupero dei beni culturali propongo, nell'ambito dell'iniziativa "I luoghi del cuore" promossa dal FAI, il recupero dell'area archeologica della "Catena".