Tra questi alberi usava rilassarsi l’Ingegnere Antonio Rini, fratello del dottore Gaetano, eclettico proprietario del settecentesco palazzo che si trova di fronte alla cappella della Madonna del Carmine, lungo l’omonima strada.
Sponganese di origini, ma trasferito a Bari per motivi di lavoro, l’Ingegnere non abbandonò mai la sua forte passione per l’apicoltura. Gli apiari di pietra costituiscono infatti una peculiarità architettonica salentina a partire almeno dal XVI secolo, con le arnie spesso disseminate nei campi e, come in questo caso, poste sotto la protezione di alcuni alberi.
Quasi sempre esse sono rappresentate da parallelepipedi in pietra locale, di circa 75 centimetri per 25, cavi all’interno per tutta la loro lunghezza, chiusi alle basi con lastre tagliate su misura e sigillati con calce e cenere o semplicemente terra bagnata, chiusi in superficie con lastre analoghe ma removibili all’occorrenza.
Oggi sono di proprietà del Comune e ospitano attività culturali.