Sulle pendici di una collina, incorniciate da una foresta e da meravigliosi vigneti, le fonti di Retorbido sono le più antiche e rinomate della Valle Staffora.
Ci sono quattro fontane, denominate in base alla loro acqua: la potabile, la ferruginosa, la magnesiaca e infine la solforosa.
Conosciute fin dai tempi dei Romani per le loro proprietà curative e annoverate tra le proprietà di Carlo il Giovane, figlio di Carlo Magno, le sorgenti furono rese famose da molti medici. Il primo fu Teodoro Guainero, professore all'Università di Pavia e medico e consigliere di re Carlo VIII e re Luigi XII di Francia.
Nella sua opera "Il trattato delle fontane et aque di Retorbido dell'eccellente medico et consigliere regio M. Theodorio Guainerio", scrisse di cinque fontane, ognuna con una proprietà diversa, sulle pendici di una collina a sinistra del Torrente Rile, a circa un miglio dal castello di Retorbido.
Secondo l’archiatra, la prima veniva chiamata "acqua del solfo" e aveva un gusto sgradevole, la seconda che curava le malattie della vista veniva denominata "fontana degli occhi", la terza "fontana del fegato" ed era quella tenuta in maggior stima, la quarta era senza nome e molto simile alla precedente, mentre la quinta al centro della piazza veniva chiamata "fontana da lauarsi" e serviva a curare la rogna e le ulcere. Per il famoso medico rinascimentale, queste acque avrebbero potuto curare numerose malattie se usate nel modo giusto. Le aveva addirittura chiamate "oro potabile" e ne aveva offerto un bicchiere al suo re, Luigi XII di Francia.
Nel diciannovesimo secolo si cercò di convogliare l'acqua delle sorgenti nel villaggio per poterle sfruttare al massimo. Per l'occasione fu costruito un edificio termale ai piedi del palazzo, fu piantato un viale alberato e fu istituito un servizio di tramway a cavallo dalla stazione di Voghera. Purtroppo, a causa di una cattiva amministrazione, l'esperienza non durò a lungo e, dopo più di mezzo secolo di attività, le fontane tornarono alla loro posizione originale sulla collina dove Teodoro Guainero le aveva trovate secoli fa.
Oggigiorno della fama termale di Retorbido non rimane che un viale di tigli che costeggia il parco del castello e il vecchio edificio delle terme riconvertito ad abitazioni private. Le fonti, di proprietà del Marchese Adorno, dopo essere state utilizzate fino a pochi anni fa per delle feste nelle serate estive, sono in stato di abbandono e aspettano da tempo di essere restaurate per poter tornare allo splendore di un tempo.
Le loro acque, però, non hanno mai abbandonato i cuori degli abitanti del luogo, abituati, ormai da tempo, a berle, e se si passa per l'Oltrepo Pavese e la Valle Staffora, le fonti di Retorbido meritano una sosta.
Dopo una passeggiata tra i vigneti e una degustazione di quello che, secondo gli abitanti, è il miglior vino del mondo, si può attraversare un boschetto e ritrovarsi in un luogo metafisico tra l'Inferno di Dante e le vigne sulle sponde gessose.