ABBAZIA SAN GIOVANNI IN ARGENTELLA

PALOMBARA SABINA, ROMA

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ABBAZIA SAN GIOVANNI IN ARGENTELLA
Immersa nel verde della campagna laziale, a circa 3 km da Palombara Sabina, si trova la suggestiva abbazia romanica di San Giovanni in Argentella. La denominazione "in Argentella" risale alla presenza di una sorgente in fondo alla valle che secondo gli studiosi veniva utilizzata fin da epoca romana, tanto che secondo la tradizione i cittadini erano soliti bagnarvisi il 24 giugno, giorno della festa di san Giovanni Battista. La fondazione dell’abbazia è controversa: l’ipotesi più recentemente accreditata colloca la sua costruzione in epoca alto medievale ad opera di monaci benedettini. I primi documenti in cui viene citata risalgano al X secolo: il primo oratorio venne edificato sulle fondamenta di una preesistente costruzione romana, una villa o forse un luogo di culto; le cui mura sono state rinvenute sotto la pavimentazione tardo barocca della navata centrale negli anni settanta, mentre l’aspetto attuale del complesso risalire al XII secolo. Il declino dell’abbazia iniziò nel 1445; rimasta a lungo abbandonata dal 1963 l'abbazia ospita alcuni membri della Fraternità dei Santi Nicola e Sergio, una piccola comunità laica che abita sopra la chiesa e che si occupa della manutenzione e della visita al complesso. La chiesa si presenta attualmente in forme romaniche: costruita con pietre irregolari di tufo giallo, molte di riuso, le pareti longitudinali sono intercorse da strisce di pietra calcarea bianca. L'attuale portale è adornato da un protiro e presenta una interessante decorazione a croce in stile greco. Sulla sinistra è visibile il campanile in laterizio con monofore, bifore e trifore; costruito a più riprese con materiale di spoglio nel XIII secolo. Il retro della chiesa presenta tre absidi e le tracce degli edifici coevi in uso al convento – chiostro e orti - che si sviluppavano adiacenti all’abside laterale destra. L’interno si presenta a pianta basilicale delimitato da tre navate asimmetriche scandite da colonne e pilastri a sostegno degli archi a tutto sesto, i cui capitelli, ornati da foglie di lauro e altre pianti risalgono al primo quarto del III secolo. Il coro è delimitato da un archivolto e la copertura è a capriate. Sopra l’altare è possibile ammirare una delle opere principali dell’abbazia, il ciborio costruito sempre con materiale di spoglio: presenta 4 colonne ornate con intagli e intrecci fogliari in stile longobardo mentre i capitelli in stile arabesco, risalgono all’XI – XII secolo. Nel 1900 la chiesa venne dichiarata Monumento Nazionale con Regio Decreto per le opere in essa conservate e per l’architettura; infatti le pareti presentano degli affreschi, risalenti al XIV secolo, che raffigurano una processione, un corteo di cavalieri e la figura di San Guglielmo, poco leggibili nella parte inferiore a causa dell’umidità di risalita. L’abbazia è stata segnalata all’ottava edizione del censimento da un comitato spontaneo di cittadini attivo da circa 15 anni per la tutela del territorio, che spera in questo modo di valorizzare e portare all’attenzione nazionale il complesso.
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