L'Abbazia di Santa Maria della Matina sorge a 4 chilometri dal centro abitato, in prossimità del Fiume Fullone, è uno dei più raffinati esempi di architettura cistercense in Europa.
Secondo le Carte Latine dei Pratesi, la dedicazione della Chiesa abbaziale a Santa Maria avviene il 31 marzo 1065 alla presenza dei Vescovi e del duca Roberto il Guiscardo e sua moglie Sikelgaita. Dotata di vaste proprietà e privilegi, favorito dai papi e dai signori normanni, accresce rapidamente il suo prestigio e la sua potenza. Nel 1092 ospita Papa Urbano II, fautore della prima crociata (linvito a liberare il Santo Sepolcro viene accolto anche da Marco Boemondo, primo figlio del Guiscardo, che porta al suo seguito molti sanmarchersi). Dall'anno della fondazione fino al 1221 vi dimorano i Benedettini.
Nel 1222 vi subentrano i Cistercensi, provenienti dalla decadente Abbazia Sambucina di Luzzi che ne modificano l'impianto con elementi architettonici del gotico cistercense. A partire dal XV secolo ha inizio il suo inarrestabile declino: nell'800 diventa proprietà della famiglia Valentoni, che la converte in fattoria agricola.
Il fabbricato abbaziale, che appartiene alla fase cistercense, nonostante le trasformazioni subite nel corso dei secoli è ancora esistente e comprende: il parlatorio; lo scriptorium; la scala d'accesso ai piani superiori; l'aula capitolare. Quest'ultima considerata tra i più raffinati esempi di architettura cistercense in Italia è suddivisa in tre navi da due pilastri a fascio, su cui si innestano le maestose volte a crociera costolonate. Esigue tracce dell'insediamento benedettino si riscontrano in qualche superstite elemento architettonico, come il muraglione di cinta e la monofora a tutto sesto nel parlatorio.