L'abbazia di Castione Marchesi si trova in una posizione strategica tra la via Emilia e il fiume Po, evidenziando la sua importanza storica già in preistoria, come sito di una significativa terramara dell'età del bronzo. In epoca romana, il territorio apparteneva al Municipium di Fidentia, ma è durante l'alto Medioevo che Castione Marchesi acquisisce notevole prestigio come monastero privato fondato dagli Obertenghi, una famiglia influente del ceto aristocratico emiliano.
Nel 1033, Adalberto II degli Obertenghi, insieme alla moglie Adelaide da Sabbioneta, fonda il monastero dedicato a Santa Maria, conferendolo ai benedettini. La carta di fondazione, conservata all’Archivio di Stato di Mantova, documenta un patrimonio cospicuo. Queste ricchezze furono confermate nel 1049 da una bolla di Leone IX, ma tra il 1112 e il 1116 il monastero subì gravi danni a causa di conflitti tra Oberto Pallavicino e i comuni circostanti, e a seguito di un devastante terremoto.
Nonostante le avversità, Castione Marchesi si affermò come un centro culturale e religioso di grande rilievo, grazie anche alla sua posizione sulla via Francigena, che favoriva il passaggio di pellegrini. I benedettini sfruttarono i numerosi possedimenti per fondare ulteriori chiese e monasteri, contribuendo significativamente alla bonifica del territorio. Le ricerche di don Amos Aimi hanno dimostrato che dal monastero dipendevano diverse chiese e priorati, segnando la sua influenza ecclesiastica.
Fino al XV secolo, l'abbazia continuò a prosperare, accumulando ricchezze e prestigio. Nel Quattrocento, era dotata di arredi preziosi e opere d'arte significative, tra cui croci d'argento e codici in pergamena. Tra il 1476 e il 1478, importanti ristrutturazioni furono realizzate con il supporto dei Pallavicino, ma nel 1486 l'abbazia passò agli olivetani, che portarono una nuova fase di vita al monastero.
Dopo un periodo di crisi nel Cinquecento, nuovi lavori di integrazione e ristrutturazione furono avviati, ma nel 1764 il Duca di Parma Ferdinando di Borbone soppresse l'abbazia e espulse gli olivetani. Con l'attuazione dei decreti napoleonici nel 1810, l'abbazia fu incamerata nel demanio statale e gli arredi disperso. Solo nel 1948 la parrocchia di Castione Marchesi fu incorporata nella diocesi di Fidenza, segnando una nuova fase nella sua storia ecclesiastica.
Dal punto di vista architettonico, la struttura attuale dell'abbazia conserva importanti tracce della sua antica e prestigiosa storia. Nonostante della fase romanica rimanga solo la chiesa, essa è considerata una delle più significative fonti di informazioni sull'evoluzione dell'arte monastica nel tardo romanico e protogotico in Emilia. La chiesa presenta una pianta basilicale a tre navate, sostenuta da pilastri a fascio che delimitano cinque campate nelle navicelle e due campate nella navata centrale, coperte da volte a crociera costolone.
I capitelli decorati mostrano elementi cistercensi e motivi ornamentali rari, mentre nel 1955 è stato scoperto un antico pavimento musivo policromo, oggi conservato, che rappresenta un'importante testimonianza artistica. Il patrimonio artistico dell'abbazia comprende anche un bassorilievo quattrocentesco dell'Assunta, un chiostro elegante e un dipinto murale con la Madonna col Bambino.
In epoca barocca, la chiesa si arricchì di intagli lignei pregiati e decorazioni, alcune delle quali sono considerate esemplari di grande valore. Tuttavia, il monumento affronta attualmente gravi problemi di stabilità, con fessurazioni nelle volte che richiedono interventi urgenti per preservare questo importante patrimonio storico e culturale. Castione Marchesi, quindi, rappresenta una testimonianza significativa della storia monastica e artistica dell'Emilia, ma è ora a rischio a causa delle problematiche strutturali che ne minacciano l'integrità.