L’Abbazia di San Giusto fu edificata nel XII sec. nella campagna pratese ed è uno degli edifici romanici più suggestivi della zona. Nacque probabilmente in virtù dell'antica viabilità altomedievale, essendo su un crinale che dall'Arno, attraversato nel punto più stretto (area della Gonfolina), giungeva nel pistoiese. Si sarebbe quindi trattato di un antico ospedale, punto di sosta per i pellegrini, fino alla torre di Sant'Alluccio ed il successivo ospizio di San Baronto. Secondo la tradizione locale l’Abbazia faceva suonare giornalmente la sua campana, chiamata “La Sperduta”, per richiamare a sé tutti i viandanti dispersi prima di notte. Fino al Trecento fu canonica, diventando successivamente oratorio per poi essere abbandonata. Dopo una parziale ricostruzione ottocentesca, fu ripristinata nel dopoguerra; oggi è interamente leggibile rivelando un'interessante struttura romanica, con influssi dell'architettura monastica cluniacense. La facciata è animata dal bianco e verde dei cunei di marmo e di serpentino degli archi del portale e della bifora soprastante. All'interno la pianta è a croce commissa con un'unica navata coperta con volta a botte, ritmata da grandi archi trasversali; il presbiterio, a tre absidi separate, è rialzato su una bassa cripta con piccole navate sorrette da pilastri, rifatte dopo il crollo duecentesco. Per decenni si è stati incerti sulla proprietà della chiesa, fino al ritrovamento di un documento della fine dell’Ottocento che la indica come di proprietà del Comune di Carmignano. Chiusa dai primi anni ’90, è stata recentemente riaperta al pubblico da un’associazione locale che vi organizza anche eventi e attività di promozione. La comunità, che l’ha spesso scelta per celebrarvi i matrimoni quando era ancora aperta, vi è molto legata. Oggi i cittadini ne chiedono il recupero e una stabile fruizione pubblica.