San Benedetto in Val Perlana è un angolo dello spirito.
Innanzitutto per l'ambiente: intorno a San Benedetto ci sono soltanto natura e silenzio; la valle, stretta, la isola dal lungolago, con i suoi rumori, la sua confusione, il suo traffico. E poi la semplicità delle linee architettoniche, la luce che filtra dalle poche, piccole, finestre, la rustica discrezione degli arredi danno un senso di pace religiosa in cui è bello immergersi anche solo per poco.
Le origini dell'Abbazia di San Benedetto in Val Perlana non sono ben definite; certo vanno collocate allinizio del secondo millennio, in una fase di straordinario sviluppo della vita monastica in Occidente. Probabilmente fu costruita tra il 1050 e il 1075 presso una sorgente che esiste ancora oggi, a circa 800 metri di quota, in una zona allora certamente coltivata (oggi, a causa dell'abbandono della montagna, il bosco a ripreso il sopravvento e la valle appare selvaggia e solitaria).
Il primo documento giunto fino a noi e che riguarda il monastero è del 1083. La vita dell'abbazia e della sua piccola comunità monastica fu breve e durò appena due secoli. La costruzione dell'Abbazia dell'Acquafredda a Lenno, ben più vicina alle vie di comunicazione lungo il lago di Como, fece probabilmente passare in secondo piano questa abbazia montana. Nel 1298 le sue strutture furono abbandonate dai monaci e subirono un progressivo degrado; a partire dallOttocento furono trasformate per usi contadini e pastorali: il chiostro venne abbattuto e alcuni ambienti (come accadde anche altrove) vennero adattati a stalla per gli animali o a rustiche abitazioni per i montanari.
Negli anni Ottanta è iniziato un cammino per lavorare ad un pieno recupero del monastero e della chiesa, non solo strutturale, ma anche culturale e religioso, per restituirgli la dignità che gli è propria, riportandolo in condizioni tali che sia possibile viverci secondo uno stile ispirato a tradizione monastica, attenti alle ricerche e alle problematiche del nostro tempo.