Palazzo Gherardi, che è stato lasciato nella seconda metà dell’800 al Comune di Senigallia dal conte Adolfo Gherardi-Benigni di Montalboddo, ha una storia molto interessante e legata all’affermarsi della città come punto di riferimento turistico balneare. Infatti nel 1877 furono deliberati i lavori per trasformarlo nel primo albergo della città: l’Albergo Roma. L’albergo aveva 30 camere (20 di prima classe e 10 di seconda), era aperto dal 1 giugno al 15 settembre, ed era stato allestito sia per ospitare i turisti dello Stabilimento di Bagni Marini che i visitatori e i mercanti della Fiera Franca. L’apertura dell’albergo diede il via ad una profonda opera di risanamento della città che riguardò in primis sia il Ghetto ebraico adiacente ( che fu abbattuto), che il rione Porto. Nei primi del ‘900 l’albergo ospitò il compositore Pietro Mascagni che era in città per rappresentare una sua opera al teatro “La Fenice”. Successivamente, a partire dal 1934, è stato utilizzato come sede del Liceo Classico G. Perticari e nel mezzanino si trova ancora il Gabinetto Scientifico, di proprietà del Liceo, che contiene una racconta di strumenti otto-novecenteschi di pregevole valore storico. Dopo il terremoto, che ha colpito le Marche nel 1997, l’edificio è diventato inagibile e per recuperarlo è necessario un importante restauro conservativo , tuttavia le imponenti dimensioni del palazzo, le sue ampie stanze e l’imponente salone centrale, lo renderebbero perfetto come sede museale. Senigallia ha ottenuto dalla Legge Regionale il riconoscimento di “Città della fotografia” ed ambisce a diventare punto di riferimento di questo settore artistico, essendo nota nel mondo come città natale del celebre fotografo Mario Giacomelli, oltre che luogo in cui hanno vissuto altri celebri protagonisti della scuola del Misa: Cavalli, Ferroni, Branzi, Camisa, Malfagia, Gambelli. Tuttavia manca alla città un Museo in grado di ospitare in modo adeguato sia le opere di tali famosi fotografi che altre opere d’ arte moderna, pertanto si propone questo palazzo come “Luogo del cuore”, per dare inizio ad un percorso che lo ponga all’attenzione della comunità, affinchè nel tempo si riesca a trasformarlo in un pregevole e performante Museo della fotografia e dell’arte moderna.