Sfide globali come il cambiamento climatico, la diffusione di pandemie e la perdita di biodiversità sono preoccupanti segnali della necessità di rivedere in profondità il nostro rapporto con la natura, troppo spesso caratterizzato da un sovrasfruttamento delle risorse e un deterioramento degli habitat. Questo è ancora più importante nel nostro Paese, dove Natura e Storia si sono così fortemente co-evolute al punto che è il nostro stesso modello culturale da riprogettare.
L'uso insostenibile della terra e del mare, il sovrasfruttamento e l’inquinamento delle risorse naturali, il cambiamento climatico e le specie esotiche invasive giocano il ruolo principale nella perdita di biodiversità. Gli scienziati, nei loro frequenti allarmi, hanno iniziato a parlare di una futura sesta estinzione di massa, la prima generata da una singola specie, ovvero l’uomo, dopo le cinque precedenti.
Secondo la Commissione Europea oltre l'80% degli habitat europei è in cattive condizioni e di conseguenza sono in declino una specie su tre di api e farfalle e oltre il 30% delle specie di uccelli.
Sono dati che in ultima analisi toccano anche il nostro benessere, dato che dagli habitat traiamo importanti benefici, dalle materie prime al sequestro del carbonio alla fruizione nel tempo libero.
Gli stress generati da queste sfide ambientali ci richiedono di progettare una società più resiliente, capace di adattarsi e resistere agli sconvolgimenti climatici e al contempo di restaurare, tutelare e fruire gli habitat naturali e seminaturali in cui viviamo. Ne saremo capaci?
Un importante risposta a questa domanda arriva dall’Unione Europea. A febbraio 2024 Il Parlamento Europeo ha approvato la normativa europea sul ripristino della natura, compiendo un passo importante e ambizioso per invertire la perdita di specie e di aree naturali che si sta verificando nei territori dell’Unione. Il regolamento pone l’obiettivo del ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell'UE entro il 2030 per raggiungere il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat contemplati dalla nuova legge (che vanno da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli). Questa percentuale aumenterà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.
Il principio alla base della legge è innovativo e anche un segno dei tempi: non è più sufficiente tutelare la natura, come da sempre sosteniamo; per il degrado a cui siamo giunti dobbiamo andare oltre e iniziare a restaurare anche quanto abbiamo compromesso.
Il FAI con la campagna #Faibiodiversità intende dare il suo contributo per comunicare quanto sia importante tutelare la biodiversità e restaurarla laddove è compromessa, soprattutto nel nostro Paese, tra i più ricchi in Europa di ecosistemi diversissimi tra loro e al contempo coevoluti strettamente con la presenza storica dell’uomo: una situazione unica che richiede ancora più impegno. È importante dunque comunicare e responsabilizzare, affinché ognuno faccia la sua parte, fino al singolo cittadino.
Per il FAI i propri Beni diventano un banco di prova per questa sfida, infatti rappresentano anche uno straordinario patrimonio di biodiversità, con una particolare varietà di habitat, dai pascoli di Fontana Secca sul Monte Grappa alle Saline di Cagliari, una zona umida di importanza internazionale; dal giardino storico di Villa Panza alla variabilità genetica conservata nell’orto sul Colle dell’Infinito a Recanati; dal Bosco di San Francesco con la sua gestione forestale ereditata nei secoli fino alla vegetazione costiera della Baia di Ieranto con la Riserva marina come protagonista oppure al Parco di Villa Gregoriana con la sua natura lussureggiante.
All’interno di questo mondo biodiverso, il FAI opera attraverso attività di studio, di monitoraggio e di tutela delle specie, organizza eventi e incontri che si pongono l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e i visitatori sulla necessità impellente di conoscere e proteggere la biodiversità dei nostri territori, per “costruire un futuro condiviso con tutte le specie” come chiesto dalle Nazioni Unite in occasione della proclamazione della Giornata Internazionale della Biodiversità celebrata ogni anno il 22 maggio.
La biodiversità può essere definita come la ricchezza di vita sulla terra: i milioni di piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera. Questa varietà non si riferisce solo alla forma e alla struttura degli esseri viventi, ma include anche la diversità intesa come abbondanza, distribuzione e interazione tra le diverse componenti del sistema.
In altre parole, all’interno degli ecosistemi convivono ed interagiscono fra loro sia gli esseri viventi sia le componenti fisiche ed inorganiche, influenzandosi reciprocamente. Infine, la biodiversità arriva a comprendere anche la diversità culturale umana, che peraltro subisce gli effetti negativi degli stessi fattori che agiscono sulla biodiversità.
*FONTE ISPRA
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