Sulla salute di Venezia: serve una nuova visione

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Sulla salute di Venezia: serve una nuova visione
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23 novembre 2021

Il 21 novembre, Festa della Madonna della Salute, il FAI ha inaugurato l’attività culturale di Casa Bortoli con il primo di una serie di incontri dedicati a Venezia e alla sua laguna: un dibattito costruttivo, informato e partecipato è oggi sempre più necessario e urgente.

Il 21 novembre a Venezia è la Festa della Madonna della Salute. È la festa dei veneziani, la più sentita e partecipata, cui corrispondono riti e usanze che si praticano da 390 anni. Una festa che si celebra, infatti, dal 1630, quando il doge Niccolò Contarini fece voto alla Madonna di costruire una grandiosa Basilica in cambio della salvezza della città dalla peste.

Proprio in quest’occasione abbiamo voluto inaugurare il 21 novembre 2021 l’attività culturale che il FAI ha pensato per Casa Bortoli, una casa affacciata sul Canal Grande proprio davanti alla Basilica della Madonna della Salute.

«Questa casa, affidata al FAI nel 2017 dai coniugi Bortoli», ha dichiarato in apertura Daniela Bruno, Vice Direttrice per gli Affari Culturali della Fondazione, «svolge oggi una funzione pubblica come sede permanente di un dibattito costruttivo, informato e partecipato, intitolato a Venezia e alla sua laguna, oggi sempre più necessario e urgente».

Nel saluto istituzionale Ilaria Borletti Buitoni, Vicepresidente FAI, ha ribadito, infatti, che il FAI contribuisce così alla conoscenza di Venezia, ma si unisce anche al quel grido di dolore lanciato da molti cittadini sul suo destino. La politica ricorre le emergenze anziché costruire una visione di lungo termine.

Tre esperti - Luigi D’Alpaos, Professore emerito di Idraulica dell’Università di Padova; Andrea Rinaldo, Presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti; e Jane Da Mosto, Co-fondatrice di We are here Venice - hanno dialogato tra loro per denunciare lo stato di salute critico della città e della sua laguna. L’eccezionale modello della Serenissima che per secoli ha mantenuto un delicato equilibrio tra Uomo e Natura è stato gravemente compromesso negli ultimi cento anni dallo sfruttamento intensivo della sua vocazione mercantile e turistica oggi ulteriormente minacciato dagli effetti del cambiamento climatico.

«Le previsioni più attendibili parlano entro il secolo di un innalzamento dei mari compreso tra i 30 e i 50 centimetri», ha spiegato D'Alpaos, «e nel primo caso le barriere del Mose dovrebbero sollevarsi per almeno 80 volte l’anno per un totale di 500 ore. Se invece il rialzo marino fosse di mezzo metro, la chiusura del Mose sarebbe di 2.000 ore e di almeno 300 giorni l’anno, praticamente sempre. In questo caso i porti di Venezia e Chioggia sarebbero destinati a morire perché la loro attività sarebbe impossibile in quanto incompatibile con le chiusure, ma la stessa salvaguardia dell’ecosistema lagunare diventerebbe impossibile. La salvaguardia della città storica e della sua laguna non è compatibile con lo sviluppo delle attività portuali».

«Malgrado il Mose, in un futuro non molto lontano, i veneziani dovranno ritornare, con ogni probabilità, a consuetudini familiari: l'uso degli stivali».

Proprio in virtù di questo delicato equilibrio Venezia subisce anche gli effetti del cambiamento climatico con particolare evidenza, andando a costituire un campo di osservazione privilegiato e potenzialmente un vero e proprio laboratorio in cui sperimentare strategie di adattamento e mitigazione della crisi ambientale, basate su ricerca e tecnologia, ma anche sul recupero e la valorizzazione delle caratteristiche endemiche di questa città storicamente sostenibile: la più antica città del futuro, si è detto.

«Come soccomberà Venezia? Non sprofonderà come Atlantide, ma sarà una dolorosissima caduta a pezzi della città: se non interverremo, la perderemo. Perciò è adesso il momento di compensare e agire per la salvaguardia della città lagunare», ha commentato Andrea Rinaldo, che recentemente ha indirizzato un appello al Presidente Draghi sull’emergenza dell’innalzamento del livello del mare nella laguna di Venezia. La più grande laguna d’Europa, il cui «valore di capitale naturale è stato calcolato essere pari a mezzo miliardo di euro», ha ribadito Jane da Mosto. Non ha fatto mancare il suo supporto a questa iniziativa la Delegazione FAI di Venezia, sempre sensibile e attiva: Francesca Barbini, Capo Delegazione ha ricordato, infatti, che la città è un simbolo per il mondo perché «rappresenta i problemi del pianeta».

«Per ridare salute a Venezia non serve solo una visione tecnica, ma serve volontà politica e occorre farsi ascoltare anche a livello europeo», ha concluso il Segretario Generale di Europa Nostra, Sneška Quaedvlieg – Mihailović.Questo incontro, e quelli che seguiranno nel 2022, intendono dunque approfondire i problemi attuali di Venezia e del suo ambiente, per contribuire a favorire l’elaborazione di soluzioni utili alla salvaguardia di Venezia, ma non solo. Perché Venezia è un simbolo per il mondo, ma anche un modello, un caso di studio degli effetti della crisi ambientale globale, e anche della crisi del modello di città del XX secolo. E può essere un campo di sperimentazione, come da sempre è stata: data la complessità del sistema di città e laguna, che respirano, vivono all’unisono, che sono un tutt’uno, e data l’anomalia assoluta di questo ambiente, nella storia di Venezia si è sempre sperimentato. Purtroppo così non è stato negli ultimi cento anni, che hanno compromesso con interventi tutt’altro che reversibili e sostenibili la Laguna e quindi la città. Il principio sperimentale, che si fonda su conoscenza e scienza, è il solo in grado di corrispondere alla complessità di questo delicato sistema, e anche questo è un insegnamento che Venezia può dare ben oltre i suoi confini e la sua storia.

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