05 aprile 2018
Il restauro del Bene, dato in concessione al FAI nel 2012 dalla Provincia di Lecce, ha restituito alla chiesa la sua vocazione devozionale. Se i restauri degli anni Sessanta e Settanta del Novecento ne avevano fatto una sorta di “museo” dell’architettura romanica e della pittura bizantina, da sabato 7 aprile la chiesa del complesso abbaziale è tornata alla sua funzione originaria, completa degli arredi liturgici, pronta a ospitare di nuovo la SS. Messa che è stata celebrata, alla presenza delle autorità, per la prima volta dopo quarant’anni, con una cerimonia officiata dal Vescovo di Lecce, Monsignor Michele Seccia.
L’abbazia, storico fulcro della comunità locale, torna ad accogliere la cittadinanza in occasione della Festa della Madonna, che si celebrava qui fin dal XV secolo, e ancora cinquant’anni fa proprio nella settimana successiva alla Pasqua, e che prevedeva una tradizionale fiera agricola, “Lu panieri”: un piccolo mercato che da quest’anno ha ripreso vita aprendosi all’artigianato, agli antichi mestieri e ai prodotti del territorio con oltre 50 maestranze presenti.
“È una pagina storica – ha dichiarato il Presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone - Grazie al prezioso e tenace lavoro del FAI, un bene tra i più inestimabili del patrimonio della Provincia di Lecce, qual è Cerrate, si trasforma in un sito culturale ‘vivo’, in un polo d’attrazione all’interno dei circuiti turistici nazionali e internazionali. Abbiamo costruito così un modello vincente di sinergia pubblico-privato nel campo della tutela e della fruizione dei beni culturali, di cui la comunità salentina tutta può essere orgogliosa”.
Non c’è chiesa senza una comunità, ed è per questo che il FAI si è speso con determinazione per la riapertura al culto accompagnata dalla fiera agricola: due iniziative che hanno lo scopo di riconnettere questo luogo con le persone e con la storia, colmando un silenzio durato mezzo secolo.
"Un monumento non è mai una unità statica - ha concluso il Presidente del FAI Andrea Carandini - ma un fiume di azioni umane e naturali che mai smette di scorrere, a volte impetuosamente, in vari rami. Dare valore a un monumento significa conoscere i meandri di questo umano fluire, scoprendoli, capendone la bellezza e la storia, e raccontandoli - magari dopo decenni di decadenza e di errate azioni - per ritrovare radici disperse e per risuscitare oggi una comunità locale”.
I lavori del FAI all’Abbazia procedono dal 2012 e sono iniziati con l’avvio di un “cantiere della conoscenza”: ricerche scientifiche multidisciplinari, analisi storico artistiche, archeologiche e d’archivio, e accurate indagini diagnostiche che hanno visto la collaborazione dei migliori specialisti e ricercatori e hanno consentito di redigere il progetto di restauro, che oggi si conclude nella chiesa, ma che continua nel resto dell’Abbazia.
Il restauro della chiesa, realizzato in piena collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Puglia, ha interessato le coperture, le strutture portanti, i serramenti, i paramenti lapidei delle facciate e tutto l’importante ciclo scultoreo del portale d’ingresso e del portico (colonne e capitelli): tutto a partire da un dettagliato rilievo scanner della chiesa che ha permesso di tracciarne per la prima volta in maniera esaustiva le caratteristiche strutturali, le irregolarità e le deformazioni, e di riconoscere le fasi costruttive e le modifiche nel corso dei secoli, consentendo di procedere a interventi mirati per la conservazione e la tutela.
L’edificio è stato, inoltre, dotato di nuovi impianti per l’illuminazione e per la raccolta e il riuso delle acque meteoriche, convogliate, con una tubazione drenante in grado di captare l’acqua nel terreno, nella cisterna presso l’agrumeto. In questo modo sarà possibile rispondere al fabbisogno idrico delle aree verdi dell’Abbazia contribuendo alla sostenibilità idrica del Bene e concretizzando l’impegno della Fondazione nella campagna #salvalacqua, a favore di risparmio, recupero e riciclo dell’acqua. Alcune arnie per l’allevamento delle api e la produzione del miele sono già installate appena fuori dal recinto dell’Abbazia: simbolo e azione concreta di un altro impegno del FAI a favore dell’ambiente.
Il risultato ha comportato una nuova lettura e la valorizzazione di un ciclo di affreschi che fanno di S. Maria di Cerrate un unicum nel mondo bizantino, testimonianza emblematica della produzione pittorica del XII e XIII secolo nel Mezzogiorno d’Italia e portavoce di stili e valori di matrice greco-ortodossa tipici di questa terra salentina, ancora intrisa di antica grecità.
La pulitura e la rimozione dei restauri eseguiti negli anni ’60 e ’70 del Novecento ha restituito alle pitture murarie la trasparenza e la brillantezza dei colori antichi, ripristinando la forza iconica delle immagini sacre e recuperando importanti dettagli, come le iscrizioni in greco, che ne restituiscono la forza narrativa.
Il restauro, l’analisi e la ricostruzione dell’intero ciclo pittorico decorativo della chiesa sono stati e saranno oggetto di ulteriori futuri approfondimenti, in collaborazione con centri di ricerca del territorio e nazionali, come ISCR, CNR, CEDAD e Università del Salento, con cui il FAI ha sancito in particolare una collaborazione triennale, mettendo anche a disposizione borse di studio per giovani ricercatori. Alcuni dei risultati fin qui raggiunti sono stati illustrati nel materiale informativo e didattico che accompagna la visita del pubblico; nell’Officina è stato realizzato anche un software interattivo montato su touch-screen che consente di giocare a ricomporre l’affresco nella navata destra della chiesa, che si presenta nella forma curiosa di una specie di “puzzle” scomposto.
Questo primo lotto di lavori si è concentrato sulla chiesa ma ha incluso interventi di restauro e rifunzionalizzazione anche in altri ambienti dell’Abbazia: la biglietteria, il negozio, un piccolo ristoro e una sala didattica. Inoltre, una luminosa Loggia al primo piano, con eccezionale vista sulla chiesa, si offre da oggi alla sosta del pubblico e, da giugno 2018, sarà a disposizione anche una foresteria (la “Casa del Massaro”) dove soggiornare per una vacanza immersi nella quiete dell’Abbazia e del suo territorio, contribuendo così alla sostenibilità economica del Bene e alla missione del FAI. Volendo partire da qui alla scoperta del territorio della Valle della Cupa e del Salento, il FAI mette a disposizione del pubblico, tra i servizi, anche una serie di itinerari a piedi, in bicicletta e in auto, tracciati su mappe cartacee e digitali in libera consultazione, perché la visita all’Abbazia di Cerrate sia solo l’inizio di un’esplorazione più ampia e ripetibile: non solo un monumento da visitare, ma soprattutto un luogo e un importante contesto paesaggistico da frequentare e da vivere.
Infine, sono stati inaugurati in questa occasione anche due ambienti caratteristici della vita del monastero, poi divenuto masseria: il mulino e il forno, qui documentati fin dal XV secolo.
Il restauro di pavimenti e murate al piano terra della cd. Casa monastica ha, infatti, messo in luce le fondazioni di un mulino per la macinazione del grano con adiacente forno per la produzione del pane. Sulle antiche fondazioni rivelate è stato così ricollocato un vero e proprio mulino con meccanismo di legno e vasca di pietra, con tutta probabilità originale e risalente al XVII-XVIII secolo, che si conservava in pezzi nei locali dell’Abbazia, oggi reintegrato e funzionante. Nel vicino forno, riallestito con arredi e oggetti della tradizione contadina e con un plastico semovente del mulino azionabile direttamente del pubblico, sarà possibile comprendere il processo produttivo del pane, dal grano alla cottura, passando per la tradizionale timbratura, tipica del pane dell’eucaristia usato nel rito bizantino, che i monaci producevano qui fin dal XII secolo, come attesta un eccezionale e rarissimo stampo eucaristico rinvenuto dagli scavi archeologici proprio nell’Abbazia nel 2016.
Il FAI ha restituito al pubblico una parte rilevante dell’Abbazia di S. Maria di Cerrate, terminando il primo lotto di lavori grazie ai numerosi e generosi donatori: si ricordano qui in particolare il grande finanziamento raccolto grazie all’Art Bonus e i piccoli contributi da privati che hanno donato oltre 67 sedie e le panche per l’arredo della chiesa, così aiutando il FAI con un piccolo ma fondamentale gesto. Grazie al sostegno di altri privati, aziende e istituzioni, nuovi lavori sono già avviati e in programma, come quelli inerenti il restauro degli affreschi strappati, conservati nell’Officina, e il recupero e la valorizzazione delle cosiddette stalle, dove sarà allestito nel corso del prossimo anno uno spettacolo di videoproiezioni immersive dedicato al racconto della lunga storia dell’Abbazia di Cerrate e del suo territorio.
Tra i lavori imminenti, infine, la ricostruzione dell’Altare della Santissima Vergine di Cerrate, che dal 1642 si ergeva a ridosso di una delle colonne della navata sinistra, smontato e conservato in pezzi dal 1971. Fulcro della religiosità più autentica e tipica di questa importante chiesa bizantina del Salento rurale, il grande altare barocco della Vergine è scolpito nella memoria degli ultimi fedeli che hanno frequentato l’Abbazia; il FAI, che ne ha già restaurato i pezzi, concluderà nei prossimi mesi gli studi per la sua ricostruzione e per la ricollocazione nella posizione originaria. La cerimonia di inaugurazione e consacrazione dell’altare ricostruito è già in programma per il prossimo 8 settembre: in occasione della Natività della Beata Vergine Maria, rinascerà anche l’altare che completa l’arredo liturgico storico e tradizionale della Chiesa di Santa Maria di Cerrate.