La Quadreria dei Savoia: al Castello di Masino 100 volti da salvare

La Quadreria dei Savoia: al Castello di Masino 100 volti da salvare

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La Quadreria dei Savoia: al Castello di Masino 100 volti da salvare
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21 luglio 2022

Il restauro della Quadreria dei Savoia: un progetto appassionante di conservazione e ricerca.

Al Castello di Masino (Caravino, TO) abbiamo inaugurato lo scorso 29 aprile il Salone dei Savoia dopo la scoperta e il restauro di un ciclo di affreschi di fine Seicento che svela un aspetto del tutto inedito di questa grande sala.

Fino ad allora, infatti, il Salone era noto per ospitare una ricca quadreria di sapore ottocentesco, che è stata di necessità disallestita: un’occasione unica e imperdibile per avviare un nuovo cantiere di restauro, conservazione e ricerca proprio su quel patrimonio di quadri; un lavoro mai finora affrontato in maniera così completa e sistematica.

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La quadreria conta ben 97 dipinti, - per 170 mq di tela dipinta e 275 m di cornici - di grande e piccolo formato, 97 quadri sei e settecenteschi raffiguranti personaggi di primo piano della corte sabauda, ma anche ritratti di personaggi delle dinastie spagnola o francese, e delle nobili famiglie che dominavano la scena politica dell’Europa e del Mediterraneo di allora.

Le indagini preliminari al progetto e i primi interventi di restauro sono già partiti grazie a generosi finanziamenti privati, e dalle prime operazioni diagnostiche, necessarie a valutare lo stato di conservazione dei quadri, già emergono risultati interessanti.

Una «carta d’identità» per ogni dipinto

L’intera quadreria, composta da 8 tele di grande formato e da 89 tele medie e piccole, tra cui una serie di ovali con ritratti femminili. Prima di essere rimossa, è stata rigorosamente documentata, ovvero mappate con i più aggiornati strumenti tecnologici; ogni dipinto è stato poi sottoposto, nello stesso Salone dei Savoia, in loco, a una accurata campagna fotografica – fronte e retro, che reca spesso firma, data e note varie – e a una serie di attività di diagnostica, tra cui riflettografia IR e fluorescenza UV.

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Il Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale ha affiancato il FAI nella prima verifica dello stato di conservazione della collezione. Queste analisi hanno permesso di effettuare un’aggiornata schedatura e di disporre oggi, per la prima volta, di una vera e propria «carta d’identità» per ogni dipinto, dotata di tutte le informazioni – iscrizioni, misure, e persino il peso di ogni dipinto – che saranno necessarie al restauro, allo studio e anche a futuro riallestimento.

Le 8 tele di grande formato si trovano oggi negli spazi del Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale, che in virtù di un ampio e duraturo accordo di collaborazione con il FAI se ne prende cura, mettendo a disposizione innovazione tecnologica, competenze e occasioni di visita e comunicazioni dedicate per seguire i lavori in corso.

Gli 89 dipinti medi e piccoli sono stati affidati, invece, al laboratorio Nicola Restauri di Aramengo (AT), che già sta lavorando su un primo gruppo di opere: si parte dai quadri in cattivo stato di conservazione, per poi calibrare gli interventi sulle altre opere, con un restauro che interesserà sia le tele che le cornici in legno intagliato e dorato.

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Da Vittorio Amedeo al Ratto delle Sabine

Le grandi tele sono dedicate – 5 su 8 – a personaggi di Casa Savoia, a testimoniare il forte legame tra Carlo Francesco I Valperga e la Madama Reale, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, madre del giovane re Vittorio Amedeo. Il primo quadro a essere allestito nel Salone, già nel 1807, fu il Ritratto di Vittorio Amedeo di Savoia.

Accanto al ritratto di Vittorio Amedeo, dovevano spiccare nel Salone due ritratti di sua madre, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (1644-1724), donna di carattere e di potere, reggente del ducato per conto del giovane figlio, dopo la morte del consorte Carlo Emanuele II nel 1675. Altri tre ritratti di grande formato sono dedicati a: Giacinto Simiana, marchese di Pianezza, gran ciambellano di Carlo Emanuele II e zio materno di Carlo Francesco I, e a Emanuele Filiberto di Savoia Carignano detto il Muto; il terzo, finora ritenuto il Ritratto del cardinale Giulio Mazzarino, è con ogni probabilità da identificare invece con il Ritratto di Lorenzo Trotti, vescovo di Pavia, zio di Maria Vittoria Trotti Bentivoglio, moglie di Carlo Francesco I dal 1693: un primo risultato di questo cantiere di conservazione e restauro, ma ancor prima di conoscenza. Ultimi due, tra i quadri di grande formato nel Salone: una tela seicentesca raffigurante il Ratto delle Sabine, unico soggetto diverso nell’ambito della collezione, e il ritratto settecentesco di Arduino, re d’Italia dal 1002 al 1024, dal quale i Valperga si vantavano di discendere.

Una “folla” di uomini e donne

Accanto alle tele di grande formato, nella quadreria del Salone erano disposti su più livelli dipinti medi e piccoli, sempre di soggetto ritrattistico: una «folla» di uomini e donne, che rappresentano il panorama della nobiltà europea tra Seicento e Settecento, e che grazie agli studi avviati dal FAI saranno identificati e approfonditi come personaggi storici, nelle loro intricate vicende; ugualmente approfondita sarà la storia della collezione in sé e delle singole opere, che già mostrano evidenti confronti con le raccolte sabaude, inevitabili modelli dell’epoca, e soprattutto per i Valperga.Nella parte superiore erano allestiti tondi con ritratti femminili: si tratta di derivazioni dalla celebre serie delle Belle Donne realizzata dal pittore Jacob Ferdinand Voet (1639-1689), originario di Anversa e attivo a Roma nella seconda metà del XVII secolo, per la nobile famiglia dei Chigi e così apprezzata da essere più volte replicata, con varianti, in Europa e nelle principali corti italiane

Un’occasione unica di ricerca

Il restauro della quadreria si accompagna a un cantiere per la conoscenza, anch’esso già avviato, che prevede la collaborazione tra il FAI e l’Università di Torino per approfondimenti scientifici a partire dai documenti conservati nell’archivio storico del Castello che saranno assegnati a giovani ricercatori con borse di studio finanziate appositamente dalla Fondazione, già dedicate alle ricerche sulla decorazione ad affresco dello stesso Salone dei Savoia. Ciascun quadro sarà studiato nel dettaglio per verificarne la paternità, la datazione, le caratteristiche e le ragioni culturali, nel confronto storico e artistico. La schedatura completa e aggiornata, le fotografie ad alta risoluzione e i risultati della ricerche saranno caricati a poco a poco su un portale dedicato, una piattaforma online, accessibile a tutti, cui il FAI lavora da tempo: il catalogo digitale delle collezioni del FAI che presto vi racconteremo.

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