La mostra "Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti"

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La mostra "Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti"
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19 maggio 2023

L’artista veneziano Massimo Micheluzzi ha appositamente realizzato 44 vasi in "opus sectile" e mosaico in vetro soffiato in un dialogo ideale con l’architettura del Negozio Olivetti progettato da Carlo Scarpa. Un confronto che si gioca sull’essenza del linguaggio di Scarpa e sul profondo legame di entrambi con Venezia.

Sabato 20 maggio 2023 il FAI apre al pubblico, contestualmente alla XVIII Biennale di Architettura, la mostra “Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti”, nei locali dello storico showroom in piazza San Marco a Venezia, di proprietà di Assicurazioni Generali e affidato dal 2011 alla cura e alla gestione del FAI.

L’esposizione si concluderà il 24 settembre, in concomitanza con la Italian Glass Week.

La mostra, a cura di Cristina Beltrami, presenta una collezione di 44 vasi eseguiti in opus sectile e mosaico in vetro soffiato, un processo complesso che parte dalla creazione di una piastra composta da tessere di vetro, fissate da un primo passaggio ad alta temperatura e successivamente soffiata secondo la tradizionale tecnica muranese. Massimo Micheluzzi, veneziano entrato in contatto con il mondo del vetro fin da giovanissimo grazie alla frequentazione con la famiglia de Santillana, erede della leggendaria fornace Venini, ha appositamente realizzato le opere a partire dal 2022 e fino agli ultimi giorni prima dell’apertura della mostra stessa, in un dialogo ideale con l’architettura del Negozio Olivetti progettato da Carlo Scarpa. Un confronto che, per Micheluzzi, si gioca sull’essenza del linguaggio di Scarpa e sul profondo legame di entrambi con Venezia.

Dal paesaggio e dalla tradizione così come dalla grandiosità dell’arte e dell’architettura veneziane, sia Scarpa che Micheluzzi apprendono a esercitare l’occhio ai dettagli senza perdere la visione d’insieme: la città di Venezia.

Ciò è evidente al Negozio Olivetti, progettato nell’estremo dettaglio, ma come un sistema unico e soprattutto integrato con la città, verso cui si apre, attraverso la trasparenza delle grandi vetrate e originali punti di vista sulla piazza, di cui diviene esso stesso una parte. Questo incrocio o crosera di piazza è l’emblema di uno scambio su più livelli: da quello tra interno ed esterno a quello delle linee, delle forme, dei colori e dei materiali, che ripropongono e reinterpretano elementi tipici e simbolici della città. Il senso della collezione, e dell’esposizione, non sta nella riproposizione dei moduli scarpiani e non è un omaggio all’architetto, ma è il racconto della condivisione delle medesime radici: su tutte, quella passione per il bizantino che li ha allenati al gioco di luci, ai silenzi e naturalmente al mosaico. Quello stesso sistema di tessere, che si ritrova nello straordinario pavimento del Negozio Olivetti, moderna interpretazione del terrazzo veneziano: gli elementi cromatici del pavimento sono incastonati nella superficie con un rigore che, ben lontano dall’essere ordine meccanico, lascia spazio a quelle minime variazioni di nuance e movimento che fanno vivere e vibrare il suolo stesso, secondo i medesimi principî che si rintracciano nei vasi di Massimo Micheluzzi.


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La collezione micheluzzi

La collezione in mostra comprende 44 vasi e, nella stanza affacciata sul canale, una scultura in piastre di vetro – opera site specific realizzata per ribadire lo stretto legame con lo spazio espositivo –, che si affiancano alle storiche macchine da scrivere dell’allestimento permanente del Negozio Olivetti creando un cortocircuito tra tradizionale e contemporaneo. Il Negozio Olivetti è stato allestito dal FAI, infatti, riproponendone la funzione originaria di spazio espositivo per i prodotti della celebre azienda di Ivrea, tra cui un gruppo di macchine da scrivere degli anni Cinquanta e Sessanta collocate sulle apposite mensole in vetrina e nel ballatoio, come fossero pezzi di scultura meccanica; tra queste, la nota Lettera 22, esposta anche al MoMA di New York, ma pure la Lexikon 80 e la calcolatrice scrivente Divisumma 24, alle cui linee contribuirono celebri designer come Ettore Sottsass e Marcello Nizzoli.

Il Negozio Olivetti

Progettato fra il 1957 e il 1958 e ritenuto da Adriano Olivetti, che lo commissionò, «un biglietto da visita nella più bella piazza del mondo», il Negozio Olivetti fu una vera sfida, un lavoro lungo e faticoso; eppure, a Scarpa riuscì di trasformare in maniera magistrale l’angusta e buia bottega di un palazzo storico – posta all’angolo tra il loggiato delle Procuratie Vecchie, di cui è parte, e un passaggio verso il canale retrostante – in un ambiente moderno, spazioso e luminoso, raccolto ed esclusivo ma aperto sulla piazza in relazione con la città.

Molti sono i dettagli che rendono il Negozio Olivetti un apice della carriera di Scarpa e un importante capitolo della storia dell’architettura mondiale: oltre al già citato pavimento-mosaico, la porta di servizio in pietra d’Orsera che riesce a mimetizzarsi perfettamente nella parete, le finestre a forma di occhi e le luci integrate nel rivestimento delle pareti in palissandro, che restituiscono nelle ore notturne un bagliore ambrato su tutto il loggiato e su un angolo di piazza.

Forme, materiali, colori e soluzioni tecniche che devono molto, oltre che al genio di Scarpa, alla sapienza artigiana tipicamente veneziana, e che di Venezia rievocano luci e riflessi, contribuiscono a rendere la visita di questo piccolo spazio una sorprendente scoperta.

Accompagna la mostra un catalogo, in due edizioni, italiana e inglese, a cura di Cristina Beltrami e pubblicato da Grafiche Veneziane, Venezia.

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