13 marzo 2024
Il 14 marzo si celebra la Giornata Nazionale del Paesaggio: istituita con Decreto ministeriale n. 457 del 7 ottobre 2016, la giornata vuole essere l’occasione per creare una cultura condivisa del paesaggio, o meglio, dei paesaggi – da quelli eccezionali a quelli quotidiani – richiamando l'importanza di una loro tutela e una lungimirante pianificazione.
Era l’ottobre 2000 quando nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze venne sottoscritta dal Comitato dei Ministri della Cultura e dell'Ambiente la Convenzione europea del paesaggio, un trattato che segnava una svolta concettuale sul significato stesso del termine.
Paesaggio non era più un solo un panorama bello da osservare, ma il connubio tra l’uomo e il suo ambiente di vita, quell’intreccio inscindibile tra cultura, storia e natura che caratterizza ogni luogo.
Il paesaggio è un bene comune vero e proprio, che in alcuni casi va protetto, in altri gestito e pianificato, perché svolge un ruolo di primaria importanza non solo per le comunità che in quel paesaggio stesso si riconoscono, ma anche per le generazioni che verranno e che da quel paesaggio potranno riscoprire il loro passato e ricreare nuove narrazioni per il futuro.
Il paesaggio è infatti un sistema complesso e dinamico che viene creato e ricreato costantemente dalla mano dell’uomo: spesso in continuità con il passato riutilizzando le strutture già presenti e conferendo loro nuovi significati, a volte cambiandone profondamente gli assetti.
Il FAI riconosce nel paesaggio rurale tradizionale l’emblema del territorio e della storia italiana.
«L’agricoltura è la grande protagonista del paesaggio italiano, non quella intensiva che lo banalizza, ma quell’agricoltura che difende il paesaggio, lo gestisce, lo nutre e lo anima», Marco Magnifico, Presidente FAI.
Le attività agricole e forestali hanno rappresentato nei secoli scorsi il principale agente modellatore del territorio italiano: le lavorazioni del terreno, la perimetrazione dei campi, la creazione di terrazzamenti e muri a secco, la regimentazione delle acque sono state pratiche che hanno creato un mosaico vario e diversificato, unico per ogni territorio in quanto ad assetti e varietà colturali. Sebbene nel corso dell’ultimo secolo il territorio italiano sia andato incontro a fenomeni di abbandono agricolo, consumo di suolo e pratiche di tipo intensivo, permane ancora un grande patrimonio di assetti agrari indissolubilmente legati alle pratiche tradizionali.
Il FAI lavora costantemente per mantenere vive queste pratiche all’interno dei suoi Beni: valorizza infatti le particelle vocate alla produzione agricola e vitivinicola, nelle quali le tecniche di coltivazione tradizionali sono ancora oggi praticate e affondano le radici nella cultura dei luoghi. Nella cornice di Villa dei Vescovi sui Colli Euganei si trovano per esempio il marascheto e la vite maritata, ovvero “sposata” all’albero a cui si avvinghia; ad Agrigento, nella Valle dei Templi, risplendono al sole l’agrumeto e il giardino mediterraneo della Kolymbethra; mentre sui ripidi versanti montani della Valtellina e della Vallagarina si inerpica la vite dei Castelli Grumello ed Avio.
Proprio al fine di tutelare i paesaggi e le pratiche legate alla tradizione, nel 2012 è stato istituito il Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali. Questi sono caratterizzati da un ridotto impiego di energie esterne, di concimazioni chimiche e di agrofarmaci, e si contraddistinguono dalla presenza di ordinamenti colturali di lunga persistenza storica e forti legami con i sistemi sociali locali. Sono quindi paesaggi che integrano armoniosamente gli aspetti produttivi, ambientali e culturali degli agroecosistemi.
Ma non è solo il territorio italiano a ospitare questo grande patrimonio. La FAO ha da anni avviato il programma GIAHS – Globally Important Agricultural Heritage Systems (Sistemi del patrimonio agricolo di importanza globale) – ecosistemi caratterizzati da una notevole agrobiodiversità, conoscenze tradizionali, culture e paesaggi inestimabili, gestiti in modo sostenibile da agricoltori, pastori, pescatori e popolazioni locali.
I GIAHS sono sistemi resilienti che fondano sul paesaggio tradizionale e sulla sua gestione sostenibile il motore dello sviluppo rurale.
Il FAI attraverso il suo lavoro vuole quindi promuovere una vera e propria cultura del paesaggio, o meglio, dei paesaggi. Per incoraggiare questa nuova sensibilità e una coscienza ambientale che sia rispettosa del Pianeta in cui tutti viviamo, il FAI ogni anno propone al mondo della scuola un’offerta ricca e varia di contenuti didattici originali e di attività formative coinvolgenti, pensata per affiancare e supportare docenti e studenti nel percorso scolastico di educazione civica.
Per l’anno scolastico 2023-2024 il programma proposto, Agri-cultura: impariamo dalla terra a curare il paesaggio, mira a restituire all’agricoltura piena dignità di cultura, come per storia e tradizione. Agricoltura non è solo una pratica, ma è un campo larghissimo di saperi che intrecciano diverse discipline e in ciò si fondano il passato e la tradizione con il presente e l’innovazione per lo sviluppo sostenibile: è pertanto fondamentale per contribuire all’educazione, alla coscienza civica e ambientale dei cittadini, fruitori e costruttori del paesaggio rurale di oggi e domani.
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