FAI e Università, insieme per il Lazzaretto

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FAI e Università, insieme per il Lazzaretto
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11 giugno 2015

E' stata siglata il 10 giugno una convenzione triennale tra FAI e Università di Verona alla presenza del Presidente Andrea Carandini, del Rettore dell'Ateneo veronese prof. Nicola Sartor, dell'Assessore Enrico Toffali e del Direttore del Dipartimento TeSIS (Tempo, Spazio, Immagine, Società) prof. Giampaolo Romagnani. Obiettivo: estendere e approfondire la conoscenza del Lazzaretto con un team multidisciplinare di docenti e giovani ricercatori finanziati con borse di studio messe a disposizione dal FAI.

Il Lazzaretto di Verona, Bene del FAI

Il Lazzaretto di Verona è stato affidato dal Comune al FAI il 3 ottobre 2014. Presidio sanitario per malati contagiosi, sorto alla fine del Cinquecento in un ansa dell'Adige a breve distanza dal centro città, su progetto del celebre architetto veronese Michele Sanmicheli, il Lazzaretto veronese fu teatro della peste manzoniana del 1630, poi ospedale militare in epoca napoleonica e deposito di polveri e munizioni durante la Seconda Guerra mondiale. Grandiosa costruzione in origine, il monumento giace dal 1945 abbandonato, in rovina e in un contesto isolato e degradato ai margini della città. Grazie all'intuizione e all'impegno della Delegazione FAI di Verona, tuttavia, il Lazzaretto è oggi tra i beni su cui la Fondazione sta lavorando in vista di una prossima apertura al pubblico

I lavori in corso

Il FAI ha iniziato i lavori a dicembre 2014: ad oggi ha completato la pulizia generale dell'area e la liberazione dalla vegetazione infestante, sta effettuando un accurato rilievo con scan-laser e sta portando avanti il vaglio superficiale del terreno a scopo di bonifica da ordigni bellici. Proprio quest'ultima operazione, seppur superficiale, ha portato a una prima scoperta: due lacerti della pavimentazione originale dell'edificio, in mattoni e ciottoli. Il ritrovamento lascia ben sperare per la prosecuzione dei lavori che potrebbero a poco a poco riportare alla luce l'antico edificio molto più conservato di quanto si immaginasse.

La collaborazione con l'Università di Verona

Il prossimo passo sarà la redazione di un progetto di restauro e valorizzazione che sappia esprimere al meglio identità e potenzialità di questo luogo speciale. A tale scopo il FAI ha deciso di avvalersi della collaborazione dell'Università di Verona – Dipartimento TeSIS (Tempo, Spazio, Immagine, Società), inaugurando una modalità di intervento sui propri beni sempre più fondata sull'approfondimento scientifico e multidisciplinare della conoscenza dei luoghi e sull'attivazione e partecipazione delle migliori risorse del territorio alla costruzione di un progetto di valore comune. La collaborazione prevede il coinvolgimento di numerosi docenti del Dipartimento TeSIS che, ognuno per le proprie competenze, coordineranno attività di studio e ricerca mirate alla conoscenza del Lazzaretto di Verona nell'aspetto, nella storia, nella funzione, nello spazio e nel tempo. Le attività saranno supportate da un finanziamento del FAI per l'attivazione di borse di studio destinate a giovani studiosi. Nel primo anno di convenzione le ricerche saranno mirate ad approfondire il paesaggio del Lazzaretto in età romana, tardo-antica, medievale e moderna, la storia edilizia del monumento e l'organizzazione e la funzione grazie al materiale documentario ricchissimo e al confronto con edifici analoghi.

Un fulcro per il territorio

L'obiettivo della collaborazione tra FAI e Università di Verona è costruire un patrimonio di conoscenza sul Lazzaretto e il suo paesaggio, trasformandolo in un fulcro di interesse culturale per la cittadinanza e il punto di partenza per future ricerche sulla storia e conformazione della città. Le ricerche, oltre ad alimentare di contenuto restauri, allestimenti e attività del FAI al Lazzaretto di Verona, confluiranno in un volume monografico a cura dell'Università di Verona e in altre pubblicazioni divulgative. Grazie alla Delegazione FAI di Verona, il FAI e l'Università si impegnano inoltre a organizzare periodici incontri pubblici per comunicare alla cittadinanza stato di avanzamento delle ricerche.

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