Esistono luoghi che sembrano rimasti fermi nel loro tempo, impermeabili al succedersi dei secoli e alle trasformazioni del territorio. Così accade a Oria, un piccolo borgo sulle rive comasche del Lago di Lugano, dove il ritmo sembra essere ancora quello ottocentesco che qui scandì buona parte della vita dello scrittore vicentino Antonio Fogazzaro.
La dimora fu costruita nell’Ottocento da Carlo Fogazzaro, nonno materno di Antonio, e successivamente trasformata dal padre Mariano, che convertì il giardino originario in una terrazza panoramica sul lago. Questa casa fu per lo scrittore un rifugio ameno e ispirò ambientazioni e descrizioni del suo romanzo più celebre, Piccolo mondo antico, pubblicato nel 1896.
La stessa atmosfera intima e domestica che fa da cornice alla vicenda di Franco e Luisa Maironi è giunta inalterata fino a noi grazie al marchese Giuseppe Roi (detto Boso), pronipote dello scrittore, che tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento rinnovò e riallestì con gusto ogni ambiente prima di lasciare la casa al FAI perché alla sua morte non venisse snaturata.
Ed è così che la suggestione letteraria aleggia ancora ovunque, dallo studio con i ricordi personali dello scrittore alla biblioteca, dal salone alla sala da pranzo, alla galleria affrescata fino alla darsena privata dove nel libro si consumò la tragica morte della piccola Ombretta.
Il tutto è reso più scenografico da un incantevole giardino pensile che si affaccia su un panorama del Ceresio rimasto in buona parte selvatico, con il profumo intenso dell’olea fragrans che “diceva in un angolo la potenza delle cose gentili”.
Pressoché inalterata dai tempi di Fogazzaro, la Villa è un viaggio a due binari in un piccolo mondo borghese di fine Ottocento, ambientato in un recondito angolo di Lombardia tanto amato da uno dei grandi protagonisti della nostra letteratura.
Gli interni, gli arredi e i cimeli di famiglia, che permettono di rievocare gli scenari ottocenteschi nei quali si muovono i protagonisti di “Piccolo...
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Per mantenerlo intatto e curarlo in modo adeguato, questo luogo - come tutti gli altri salvati dal FAI - necessita di un’attenta manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, e periodici interventi di restauro. Inoltre, i costi di gestione che permettono l’apertura al pubblico sono significativi. Per questo abbiamo bisogno di un aiuto concreto da parte di chi, come noi, vuole mantenere vivi per sempre luoghi unici e speciali.
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