VILLA BONELLI

BARLETTA, BARLETTA ANDRIA TRANI

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VILLA BONELLI

Inserita in un contesto urbano semi-periferico, la storia di Villa Bonelli inizia a fine Settecento, quando si ha testimonianza di una Torre Palica, sito agricolo che, stando alle fonti, può essere identificato con quello su cui sorge l’edificio. Nel 1795 la Torre sembra aver acquisito la funzione di casino ovvero di luogo di villeggiatura. Agli inizi del XIX secolo l’erede di Raffaele Bonelli, Giuseppe, commissionò una serie di interventi di ampliamento, che diedero alla Villa l’aspetto odierno, insieme alla costruzione di una cappella pubblica a uso suo e dei fedeli che vivevano in campagna. Chiusa al pubblico nel Novecento, la Villa fu progressivamente abbandonata. Durante la Seconda guerra mondiale divenne quartier generale delle forze alleate ma il suo attuale decadimento ebbe inizio quando i Bonelli decisero di disfarsi di quella proprietà ormai in disuso. Negli anni Settanta si diffusero timori che l’area della Villa divenisse oggetto di speculazione edilizia, ma il Comune deliberò in senso contrario. Nel 1975 il “Comitato di lotta del quartiere Borgo Villa” la occupò e la rese temporaneamente accessibile ai cittadini. Nel 1976 il Comune ne perfezionò l’acquisto e la destinò a fini pubblici. L’edificio, in stile neoclassico, ha una pianta a L ed è costituito da un corpo principale e da un’ala perpendicolare più corta. La Villa si sviluppa su due piani ed è coperta da un tetto spiovente, ad eccezione di parte dell’ala corta con terrazza. Distribuite sulla facciata principale, cinque entrate ad arco portano a locali con varie funzioni: scuderie, depositi, forno, residenze di servizio, cucina e dispense. Monumentale è l’entrata della pregiata cappella abbellita da un altare in marmo policromo con due putti laterali: l’entrata consiste in un arco a tutto sesto con architrave su cui all’atto dell’edificazione fu incisa una dedica di Giuseppe Bonelli. Collocata al primo piano, l’area padronale era costituita da camere da letto e di servizio, un ampio salone e un terrazzo. Uno scalone monumentale in marmo bianco collega il piano terra col primo piano. Al secondo piano, di dimensioni più ridotte, si trovano tre ambienti in cui verosimilmente era alloggiata la servitù. La Villa è incastonata in un giardino in stile inglese, ricco di fontane, statue, busti, serra, voliera e un cafeamus. Le decorazioni parietali interne suscitano certamente il maggior interesse storico-artistico. Secondo il Professor Leonardi, la dipintura di Villa Bonelli avvenne ad opera di Antonio Bosco, pittore di scuola napoletana. Gennaro di Scanno, padre del più celebre Geremia, affiancò il Bosco come aiutante. L’importante “Sala delle feste” fu così affrescata col tipico stile pompeiano di scuola napoletana: ceste traboccanti di fiori e frutti simbolo delle stagioni, personaggi fantastici, pinakes su fondo azzurro, sezioni rettangolari simmetriche e regolari con figure femminili, mitologiche, naturalistiche e mostruose. Geremia, figlio di Gennaro, lavorò per il Marchese Raffaele Bonelli in una sala chiamata “Sala della Disfida”, adiacente a quella pompeiana e rivolta verso la terrazza. Qui Geremia dipinse 4 vedute incorniciate da profili dorati: la prima ritrae una marina all’alba; la seconda ripropone il tema della marina con un’imbarcazione dal tricolore sventolante che giunge a riva, un trabucco e il Vesuvio fumante; la terza ritrae una coppia, probabile omaggio al Marchese Raffaele Bonelli e a sua moglie Marianna del Giudice Caracciolo dei Principi di Cellamare; la quarta raffigura il celebre episodio storico della “Disfida di Barletta”.

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