Il tempio di Santa Maria della Consolazione è un importante luogo di culto cattolico di Todi, che si trova all'esterno delle mura duecentesche della città.
Opera architettonica di importanza internazionale, è considerato uno degli edifici-simbolo dell'architettura rinascimentale. La sua costruzione cominciò nel 1508 per concludersi dopo cent'anni. Per chi proviene da Orvieto, la chiesa è visibile in lontananza prima di entrare nella città. La sua architettura classica si contrappone a quella del centro storico, di carattere medievale.
Il tempio resta ancor oggi in posizione relativamente periferica. Questo rende evidente il fatto che per Santa Maria della Consolazione è stato introdotto un principio innovativo di urbanistica, per certi versi paragonabile a quello medievale della Basilica di San Pietro a Roma (anch'essa fuori dalle mura).
Comunque, è soprattutto a partire dall'epoca del Rinascimento che edifici del genere vengono collocati al di fuori delle mura di cinta, secondo le teorie architettoniche proposte da Leon Battista Alberti. Spesso la città medievale non disponeva più di aree edificabili all'interno delle mura e i comuni trovavano nei luoghi esterni la possibilità di creare soluzioni urbanistiche nuove e svincolate dai canoni di spazio e di forma imposti dagli edifici circostanti.
La leggenda racconta che a Todi, all'inizio del XVI secolo, fosse avvenuto un miracolo. Un addetto alla pulizia di un affresco della Madonna sarebbe infatti stato miracolosamente guarito da una grave malattia ad un occhio. A questo punto, si prospettò la possibilità di rendere noto il miracolo anche in regioni lontane costruendo un tempio mariano nelle vicinanze: la chiesa doveva ospitare l’immagine della Madonna e diventare così un punto di pellegrinaggio per malati di ogni tipo, sorgendo sul luogo di una cappella medievale già presente.
Dal punto di vista politico, il comune di Todi si trovava in rapporto di concorrenza con altre città vicine. Diverse di esse avevano alle loro spalle la costruzione di prestigiose cattedrali medievali: per il comune di Todi era vantaggiosa la prospettiva di costruire una chiesa assai rappresentativa in stile rinascimentale, dunque da considerarsi moderno. La posizione periferica della chiesa offriva inoltre il vantaggio di presentare la città con un oggetto di prestigio visibile già da lontano. Il finanziamento del progetto fu possibile grazie a diverse fonti: tra queste, grande importanza dovevano avere le offerte versate dai pellegrini malati. Fra l'altro, fu iniziata anche la costruzione di un'infermeria.
La paternità del progetto architettonico non è sicura. Fin dal cinquecento è stata attribuita a Donato Bramante, ma non vi sono documenti che possano comprovare tale attribuzione. È certo che il Bramante non presenziò mai ai lavori, mentre sono certi i nomi dei maestri (quasi tutti rappresentanti della sua scuola) che si sono succeduti nelle varie fasi della costruzione: all'inizio, e fino al 1512, i lavori furono diretti da Cola da Caprarola, successivamente subentrarono Baldassarre Peruzzi (fino al 1518), il Vignola (fino al 1565) e infine Ippolito Scalzi.
Anche altri architetti hanno dato il loro contributo alla costruzione: tra questi Antonio da Sangallo il Giovane, Galeazzo Alessi e Michele Sanmicheli. Il progetto iniziò ad avvicinarsi al traguardo nel 1586, quando iniziò la costruzione del tamburo seguito dal resto della cupola. Quest'ultima andava già incontro alle forme architettoniche che sarebbero diventate tipiche del barocco (la forma ovale della cupola è uno dei pochi elementi architettonici che sottraggono la chiesa ai dettami architettonici del Rinascimento).