Il Teatro Grande di Brescia trae le sue origini da un’istituzione seicentesca, l’Accademia degli Erranti, che dal 1640 fondò e dedicò ogni sua energia alla gestione del teatro cittadino. Nel corso del Novecento acquisì un’importanza sempre maggiore anche tra i teatri nazionali fino a che, negli anni ’70, lo Stato italiano lo identificò come uno dei teatri di tradizione italiani. Il vasto edificio del Teatro Grande presenta un assetto architettonicamente complesso, determinatosi in oltre tre secoli di adattamenti e di trasformazioni. Con una singolare continuità di funzioni, il Teatro Grande sorge nello stesso luogo dove si aprì il primo teatro pubblico di Brescia nel 1664. Originariamente delimitata dalle mura meridionali della cittadella, l’area del Teatro fu concessa dalla Repubblica di Venezia all'Accademia degli Erranti che, nel 1643, vi edificò la propria sede. Il palazzo accademico era composto dalla vasta sala superiore, raggiunta da un maestoso scalone, e dal portico terreno della cavallerizza che nel 1664 e nel 1710 fu adattato a teatro.
Il Ridotto del Teatro Grande, o “Foyer”, è uno dei più mirabili esempi dello sfarzo architettonico settecentesco applicato a una struttura di spettacolo. Fu realizzato tra il 1760 e il 1769 dall'Architetto Antonio Marchetti quale sala accademica degli Erranti. Le stanze attigue furono realizzate circa dieci anni dopo e decorate dai pittori Francesco Tellaroli, tra il 1789 e il 1790, e dal bresciano Giuseppe Teosa, nel 1811, con raffigurazioni allusive al gioco d’azzardo qui praticato in età napoleonica. L’assetto originario della sala del Marchetti non coincide in realtà con quello attuale; nel corso dell’Ottocento infatti furono eseguiti numerosi restauri che rendono difficoltosa la lettura attuale della struttura del Ridotto. Nonostante gli interventi decorativi dovuti al “restauro” effettuato da Antonio Tagliaferri nel 1894, il salone rimane tra le più interessanti realizzazioni del Settecento bresciano per la particolarissima struttura architettonica a logge e per la decorazione affrescata.
La Sala Grande dell’edificio sorge sull'area che gli accademici utilizzavano come maneggio. L’attuale sala, della tipica conformazione “a ferro di cavallo”, fu progettata dall'architetto milanese Luigi Canonica. L’inaugurazione del nuovo teatro denominato “Grande”, avvenne il 26 dicembre 1810, con la prima rappresentazione de “Il sacrificio di Efigenia”, un’opera musicalmente composta da Giovanni Simone Mayr (1763-1845), maestro del bergamasco Gaetano Donizetti. Si pensa che il nome del Teatro derivi da un omaggio alla figura di Napoleone “Il Grande”. Di particolare pregio è la decorazione originaria conservata all'interno del palco reale, ispirata alla Campagna d'Africa di Napoleone.
Oltre ad essersi affermato come principale teatro cittadino il Teatro Grande viene riconosciuto come monumento nazionale con atto di vincolo del 22 marzo 1912. Nel corso del Novecento acquisisce inoltre un'importanza sempre maggiore anche tra i teatri nazionali fino a che, negli anni '70, lo Stato italiano lo identifica come uno dei teatri di tradizione italiani.
Giacomo Puccini scelse il soggetto della sua sesta opera dopo aver assistito a Londra, nel luglio 1900, all'omonima tragedia in un atto di David Belasco, apparso nel 1898. La sera del 17 febbraio 1904, nonostante l’attesa e la grande fiducia dei suoi artefici, Madama Butterfly cadde clamorosamente al Teatro alla Scala di Milano. Il fiasco spinse autore ed editore a ritirare immediatamente lo spartito, per sottoporre l’opera a un’accurata revisione che la rese più agile e proporzionata. Nella nuova versione, Madama Butterfly venne accolta entusiasticamente al Teatro Grande di Brescia appena tre mesi dopo, il 28 maggio 1904, spettacolo al quale presenziò anche il Re Vittorio Emanuele III. Da quel giorno Madame Butterfly iniziò la sua seconda, fortunata esistenza.