La città di Camposampiero è luogo Antoniano. Il soggiorno di Antonio, durato un mese, concluso all’approssimarsi della morte il 13 giugno 1231 è divenuto nel tempo memoria indissolubile ed identità condivisa.
I Santuari Antoniani, oasi di spiritualità, arte e raccoglimento, costituiscono la principale attrattiva turistica di Camposampiero.
Sono migliaia, ogni anno, i pellegrini qui attirati principalmente dalla devozione a sant'Antonio, ma anche dall’atmosfera di pace che emana dal luogo, dalle ricche testimonianze di fede e religiosità e dall’Oratorio del Noce, uno dei santuari artisticamente più interessanti della provincia di Padova, ed insieme il segno più significativo della presenza del Santo a Camposampiero.
Scrigno di devozione e bellezza, il “Noce” venne fatto erigere da Gregorio Camposampiero nel 1432 sul luogo dove sorgeva l’albero di noce dal quale il Santo predicava alle genti di campagna che accorrevano per ascoltarlo.
Vi si giunge percorrendo un suggestivo viale alberato costeggiato dal Sentiero “Antonio Vangelo e Carità”, un insieme di gruppi bronzei realizzati dallo scultore Romeo Sandrin in occasione del Giubileo del 2000.
La struttura della chiesetta, ampliata in tre momenti successivi, è semplice e sobria: la facciata ha un elegante protiro che protegge l’affresco della lunetta. Il tetto è a capanna. L’interno è ad aula, con lo spazio per l’altare e l’abside protetto da una cancellata, perché riservato al coro delle monache clarisse del vicino convento.
L’atmosfera che accoglie il visitatore è di magia e stupore, per la suggestione mistica che vi si respira e per gli splendidi dipinti che ne impreziosiscono l’interno.
La chiesa fu affrescata intorno al 1535, quasi certamente da un affermato pittore padovano, Girolamo Tessari detto Dal Santo (Padova, 1480 – ivi, 1561).
Sulle pareti dell'aula dieci scene raccontano i più importanti miracoli di sant’Antonio, di alcuni dei quali sono l’unica testimonianza iconografica: a sinistra, in alto il Miracolo della mula e la Predica dal noce, in basso il Miracolo dell’anello e il Miracolo delle lingue; a destra la Predica ai pesci, il Miracolo del piede riattaccato, il Miracolo del riconoscimento del padre e il Miracolo del cibo; in controfacciata, a destra della porta, il Miracolo del bicchiere e a sinistra, il Miracolo del cavaliere. Questi dipinti sono caratterizzati da una coinvolgente fluidità narrativa e da una puntuale attenzione al racconto di momenti della quotidianità. Trasportano l'osservatore attento in un mondo antico, quotidianamente intessuto di lotte e illuminato dalla fede che trova risposta nel miracolo.
Sulle lunette del presbiterio sono rappresentati busti di santi, tra i quali i primi santi francescani (Francesco, Antonio, i cinque martiri del Marocco, il beato Belludi) e S. Giovanni Battista: costituiscono una piccola galleria di personaggi la cui vita esemplare diventa modello per i credenti.
La splendida pala d’altare datata 1540, che abbellisce l’abside, è opera del pittore veronese Bonifacio de’ Pitati (Verona, 1487 – Venezia, 1553). Il dipinto, che rappresenta la Predica dal noce di sant’Antonio dall’alto della maestosa pianta, davanti ad una schiera di fedeli, alcuni dei quali nobili e molti semplici abitanti del luogo, testimonia la capacità di Antonio di rivolgersi a dotti e a semplici ed essere capito da tutti, perché il suo linguaggio andava dritto al cuore.
Uscendo dal Santuario del Noce, si arriva al Santuario della Visione, l’imponente chiesa ricostruita all’inizio del XX secolo. In essa è custodita la cella nella quale il Santo di Padova ebbe la memoranda Apparizione di Gesù Bambino. Sulla navata destra, in prossimità del transetto si apre un passaggio che, attraverso una stretta scala, conduce alla minuscola cella. Qui, sulla parete di fondo, è posta una tavola dipinta da Andrea da Murano nel 1486 che ritrae il santo con il libro che indica la sua cultura e il giglio bianco simbolo di purezza.