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SAN JACHIDDU PARCO ECOLOGICO - ECOVIVARIUM

SAN JACHIDDU PARCO ECOLOGICO - ECOVIVARIUM

MESSINA

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SAN JACHIDDU PARCO ECOLOGICO - ECOVIVARIUM
Il luogo del cuore “San Jachiddu Parco ecologico – Ecovivarium” è un suggestivo luogo ameno sospeso tra le colline appena a ridosso dell’imponente insediamento urbano sviluppatosi negli ultimi decenni tra le località Tremonti e Ritiro. Il nucleo centrale del luogo è costituito da una delle quattordici poderose Batterie costiere (c.d. Forti Umbertini), realizzate utilizzando pietra calcarea e lava alternati a mattoni a vista, posti a raggiera per la difesa della città di Messina e del suo Stretto sul finire dell’Ottocento. Grandiosa e quasi teatrale è la doppia rampa obliqua che si snoda dalla vasta corte del fortino militare situata in posizione prospiciente l’ingresso. Verso il mare poi, la fortificazione degrada mimetizzata da terrapieni alberati che offrono un panorama completo e vasto sulla città, sullo Stretto e sulla vicina Calabria, quasi a toccarli con mano. Persa la sua funzione strettamente difensiva e caduto in un decadente obblio per decenni - come tanti manufatti del territorio – negli ultimi anni è risorto “a vita nuova” traboccante di percezioni forti intrise di pervasiva spiritualità e connessione con l’ambiente e la natura. Grazie ad un uomo saggio e tenace che trasuda esperienza di vita vissuta, come fosse un moderno San Francesco, l’antica fortificazione è divenuta tempio di pace e fraternità incastonato solo quale elemento tangibile in un più articolato contesto nel quale la natura - in tutte le sue componenti vegetali ed animali – ha riacquistato valore e voce predominante. Lanciando il suo messaggio forte, egli dice: “Eccomi qua. Eccomi qua a riparare una chiesa diroccata come Francesco d’Assisi fece con la piccola chiesa-romitorio di San Damiano. La mia non è così piccola. Ha il cielo come tetto, tanti e tanti alberi che fanno da colonne, erba e primule che fanno da pavimento e come le chiese gotiche, grandi finestre da cui è possibile vedere un meraviglioso panorama”. Mario Albano

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