I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
PIETRAFORTE

PIETRAFORTE

POZZAGLIA SABINA, RIETI

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PIETRAFORTE
Le notizie sulle prime fasi di vita di Pietraforte sono praticamente inesistenti oppure incerte. Il castello sembra essere stato fondato prima dell'anno 1094. Poi per un lungo arco di tempo nessuna fonte parla più del paese. Nel registro della Chiesa della Diocesi di Rieti del 1252 viene citata la Chiesa di Santo Stefano de Petreforti che, assieme a Santa Maria de Casale, doveva mezza procurazione al Vescovo di Rieti. La Chiesa di S. Stefano doveva inoltre un censo annuo di una corba di grano ed una di spelta. La presenza della Chiesa, che aveva cura delle anime, ci consente di ipotizzare che l'insediamento fortificato fosse stato costruito ben prima di questa data. Nelle vicende storiche successive di Pietraforte, si intrecciano gli interessi dei Colonna e degli Orsini che ne divennero unici proprietari nella seconda metà del Quattrocento. Sullo scorcio 1500, signori ne erano divenuti i Marchesi Castelli di Terni, imparentati con gli Orsini. Nel 1612, Giovanni Francesco Castelli vendette Pietraforte al Principe Marcantonio Borghese; successivamente questi lo diede in concessione a Oddone da Palombara, come parte del pagamento di Montorio Romano. Oddone da Palombara fu autorizzato da Papa Urbano VIII, nel 1639, a venderlo a Valerio Santa Croce. Poi fu rivenduto ancora ai Marchesi Maccarani. Nel 1701, con chirografo di Clemente XI, Silvio Maccarani fu autorizzato a cedere Pietraforte a Giacomo Ossoli. Il 12 Febbraio del 1817, il Marchese Antonio Ossoli rinunciò ai suoi diritti feudali su Pietraforte. Nel Novembre dello stesso anno – cioè nel periodo in cui lo Stato della Chiesa fu ristrutturato amministrativamente in virtù del decreto emanato dal Cardinale Consalvi - il paese divenne appodiato di Pozzaglia. Il numero dei suoi abitanti si aggirava intorno alle 252 unità. Nel 1853 Pietraforte aveva 290 anime; le famiglie erano 67 e vivevano in 65 case, sotto la Parrocchia di Santo Stefano. Unico spaccio, la rivendita di sali e tabacchi. C'era anche una mola a grano.

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Le notizie sulle prime fasi di vita di Pietraforte sono praticamente inesistenti oppure incerte. Il castello sembra essere stato fondato prima dell'anno 1094. Poi per un lungo arco di tempo nessuna fonte parla più del paese. Nel registro della Chiesa della Diocesi di Rieti del 1252 viene citata la Chiesa di Santo Stefano de Petreforti che, assieme a Santa Maria de Casale, doveva mezza procurazione al Vescovo di Rieti. La Chiesa di S. Stefano doveva inoltre un censo annuo di una corba di grano ed una di spelta. La presenza della Chiesa, che aveva cura delle anime, ci consente di ipotizzare che l'insediamento fortificato fosse stato costruito ben prima di questa data. Nelle vicende storiche successive di Pietraforte, si intrecciano gli interessi dei Colonna e degli Orsini che ne divennero unici proprietari nella seconda metà del Quattrocento. Sullo scorcio 1500, signori ne erano divenuti i Marchesi Castelli di Terni, imparentati con gli Orsini. Nel 1612, Giovanni Francesco Castelli vendette Pietraforte al Principe Marcantonio Borghese; successivamente questi lo diede in concessione a Oddone da Palombara, come parte del pagamento di Montorio Romano. Oddone da Palombara fu autorizzato da Papa Urbano VIII, nel 1639, a venderlo a Valerio Santa Croce. Poi fu rivenduto ancora ai Marchesi Maccarani. Nel 1701, con chirografo di Clemente XI, Silvio Maccarani fu autorizzato a cedere Pietraforte a Giacomo Ossoli. Il 12 Febbraio del 1817, il Marchese Antonio Ossoli rinunciò ai suoi diritti feudali su Pietraforte. Nel Novembre dello stesso anno – cioè nel periodo in cui lo Stato della Chiesa fu ristrutturato amministrativamente in virtù del decreto emanato dal Cardinale Consalvi - il paese divenne appodiato di Pozzaglia. Il numero dei suoi abitanti si aggirava intorno alle 252 unità. Nel 1853 Pietraforte aveva 290 anime; le famiglie erano 67 e vivevano in 65 case, sotto la Parrocchia di Santo Stefano. Unico spaccio, la rivendita di sali e tabacchi. C'era anche una mola a grano.
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