Giovan Battista Rubini, tenore di fama internazionale, dopo aver calcato per decenni le scene dei maggiori teatri italiani ed europei, nel 1845 decide di tornare nella città natia e di soggiornare nel palazzo in stile tardo-neoclassico progettato dall’architetto Pier Antonio Pagnoncelli. Un giardino all’italiana segnala l’ingresso del fabbricato a corte, arretrato rispetto alla strada nella Contrada della Rocca. La facciata è scandita da semicolonne ioniche, coronate da una trabeazione e da un timpano che racchiude i ritratti di Rubini e della moglie Adelaide.
L’edificio è attualmente sede dell’omonimo museo, sviluppato lungo quattro ambienti contigui al piano terra. Il più importante è certamente la Sala del Pirata, un maestoso vano a doppia altezza il cui soffitto è affrescato con scene tratte da Il Pirata di Bellini. Nel museo sono conservate le memorie di Rubini cantante oltre a numerosi beni appartenenti alla famiglia.