Il Monte Testaccio, connubio di inestimabile valore storico e di tradizioni popolari, è un luogo particolarmente caro ai romani, che lo hanno familiarmente ribattezzato “monte dei cocci”. Come noto, infatti, si tratta di una collina artificiale, realizzata da scarichi di frammenti (in latino testae) di anfore.
La formazione di questa altura è la diretta conseguenza dell’attività mercantile che si svolgeva in zona: qui, tra il I e il III secolo, venivano accumulate le anfore che, svuotate del loro contenuto, erano ridotte in frantumi e smaltite in una vera e propria discarica “differenziata”. La peculiarità dei “cocci” del Testaccio è rappresentata da un apparato epigrafico che comprende sia marchi di fabbrica, sia iscrizioni dipinte (tituli picti), che riportano dati relativi alla commercializzazione del contenitore.
L’intento di candidare il Monte Testaccio per un’iniziativa di alto profilo come “i luoghi del cuore” si propone, come obiettivo, il rinnovato interesse per un sito che costituisce un unicum archeologico e che può considerarsi il più importante archivio di storia economica pervenuto dall’antichità.