I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
ISOLA BISENTINA

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CAPODIMONTE, VITERBO

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ISOLA BISENTINA
L'Isola Bisentina è una delle due isole del lago di Bolsena, la maggiore per superficie e appartiene interamente al territorio comunale di Capodimonte. Citata da Dante nella Divina Commedia, si trova prossima alla riva occidentale, a pochi chilometri di distanza dal promontorio dove sorgeva l'antica città etrusco-romana di Bisenzio, dal quale mutua il nome. L'isola, di forma triangolare, è dominata dal rilievo del Monte Tabor verso settentrione mentre la parte meridionale declina in una forma pianeggiante. Conserva boschi e numerose specie arboree di grande valore fra cui alberi secolari. I reperti archeologici rinvenuti permettono di affermare con discreta certezza la presenza etrusca e poi romana. Successivamente l'isola offrì rifugio agli abitanti dei paesi rivieraschi distrutti dai Longobardi e dai Saraceni e si costituì un Comune autonomo. Intorno all'anno Mille, vi sorse un piccolo borgo che, secondo le cronache dell'epoca, si ribellò al dominio di Orvieto.[1] Finì poi sotto il dominio di Guglielmo da Vico e nel XIII secolo fu conquistata e distrutta, insieme a Bisenzio, da Papa Urbano IV. Questo impose all'isola il suo nome, tanto che per qualche tempo venne denominata Isola Urbana. L'isola, ormai vuota, diventò prigione per gli eretici condannati al carcere a vita e rifugio per gli eremiti che sostavano presso la chiesa di San Giovanni Battista, antica parrocchia del borgo. Alla fine del XIV secolo diventò proprietà dei Farnese. Nel 1431 Papa Eugenio IV autorizzò la costruzione di un convento francescano affidato ai Frati Minori Osservanti. Ranuccio Farnese avviò invece la costruzione della chiesa di San Giacomo e Cristoforo che diventò il mausoleo della famiglia. Nel 1588 il cardinale Alessandro Farnese il Giovane ne ordinò l'ampliamento, facendo edificare anche la cupola in piombo, progetto originale del Vignola, poi realizzato da un suo allievo. Ai frati dell'isola si deve l'edificazione delle sette chiesette sparse lungo il perimetro dell'isola, costruite su ispirazione delle sette chiese principali di Roma. Nel giugno del 1469 ospitò la congregazione generale dell'Ordine degli Osservanti. Sotto Paolo III, l'isola Bisentina entrò nei domini del ducato di Castro per poi tornare alla Chiesa nel 1649. Nel 1599, a causa dell'isolamento, i Frati Minori abbandonarono il convento e si trasferirono presso la Chiesa di Santa Maria del Giglio a Bolsena. Furono sostituiti dai Frati Cappuccini e in seguito, alla fine del XVII secolo definitivamente abbandonata. Nel 1871 l'imprenditore piemontese Alarico Patti diventò proprietario dell'isola. Nel 1912 fu venduta dagli eredi alla principessa Beatrice Spada che fece dell'isola la sua residenza di campagna realizzandovi un giardino all'italiana e un piccolo porticciolo in stile liberty. Passò quindi per via ereditaria alla principessa Ornella Ravaschieri Fieschi e alla famiglia Del Drago. Fra gli anni Settanta e Novanta del Novecento l'isola viene resa visitabile al pubblico con escursioni e visite guidate. L'isola ospitò anche concerti di musica classica. Nel 2017 è stata acquistata dalla famiglia lombarda dei Rovati, imprenditori farmaceutici. Il 25 marzo 2018 è stata riaperta al pubblico dopo quindici anni di chiusura in occasione delle Giornate FAI.

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L'Isola Bisentina è una delle due isole del lago di Bolsena, la maggiore per superficie e appartiene interamente al territorio comunale di Capodimonte. Citata da Dante nella Divina Commedia, si trova prossima alla riva occidentale, a pochi chilometri di distanza dal promontorio dove sorgeva l'antica città etrusco-romana di Bisenzio, dal quale mutua il nome. L'isola, di forma triangolare, è dominata dal rilievo del Monte Tabor verso settentrione mentre la parte meridionale declina in una forma pianeggiante. Conserva boschi e numerose specie arboree di grande valore fra cui alberi secolari. I reperti archeologici rinvenuti permettono di affermare con discreta certezza la presenza etrusca e poi romana. Successivamente l'isola offrì rifugio agli abitanti dei paesi rivieraschi distrutti dai Longobardi e dai Saraceni e si costituì un Comune autonomo. Intorno all'anno Mille, vi sorse un piccolo borgo che, secondo le cronache dell'epoca, si ribellò al dominio di Orvieto.[1] Finì poi sotto il dominio di Guglielmo da Vico e nel XIII secolo fu conquistata e distrutta, insieme a Bisenzio, da Papa Urbano IV. Questo impose all'isola il suo nome, tanto che per qualche tempo venne denominata Isola Urbana. L'isola, ormai vuota, diventò prigione per gli eretici condannati al carcere a vita e rifugio per gli eremiti che sostavano presso la chiesa di San Giovanni Battista, antica parrocchia del borgo. Alla fine del XIV secolo diventò proprietà dei Farnese. Nel 1431 Papa Eugenio IV autorizzò la costruzione di un convento francescano affidato ai Frati Minori Osservanti. Ranuccio Farnese avviò invece la costruzione della chiesa di San Giacomo e Cristoforo che diventò il mausoleo della famiglia. Nel 1588 il cardinale Alessandro Farnese il Giovane ne ordinò l'ampliamento, facendo edificare anche la cupola in piombo, progetto originale del Vignola, poi realizzato da un suo allievo. Ai frati dell'isola si deve l'edificazione delle sette chiesette sparse lungo il perimetro dell'isola, costruite su ispirazione delle sette chiese principali di Roma. Nel giugno del 1469 ospitò la congregazione generale dell'Ordine degli Osservanti. Sotto Paolo III, l'isola Bisentina entrò nei domini del ducato di Castro per poi tornare alla Chiesa nel 1649. Nel 1599, a causa dell'isolamento, i Frati Minori abbandonarono il convento e si trasferirono presso la Chiesa di Santa Maria del Giglio a Bolsena. Furono sostituiti dai Frati Cappuccini e in seguito, alla fine del XVII secolo definitivamente abbandonata. Nel 1871 l'imprenditore piemontese Alarico Patti diventò proprietario dell'isola. Nel 1912 fu venduta dagli eredi alla principessa Beatrice Spada che fece dell'isola la sua residenza di campagna realizzandovi un giardino all'italiana e un piccolo porticciolo in stile liberty. Passò quindi per via ereditaria alla principessa Ornella Ravaschieri Fieschi e alla famiglia Del Drago. Fra gli anni Settanta e Novanta del Novecento l'isola viene resa visitabile al pubblico con escursioni e visite guidate. L'isola ospitò anche concerti di musica classica. Nel 2017 è stata acquistata dalla famiglia lombarda dei Rovati, imprenditori farmaceutici. Il 25 marzo 2018 è stata riaperta al pubblico dopo quindici anni di chiusura in occasione delle Giornate FAI.
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