In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
In borgata Castellaro, sulla sponda sinistra del torrente Soana, poco prima dell'entrata al capoluogo, sorge un'antica fucina da rame risalente al 1675, come attesta una scritta su pietra all'interno del fabbricato principale "IHS Glaudo Calvi 1675".
L'opificio rimane in attività fino al 1952 e la sua funzione produttiva è testimoniata dalle dimensioni inusuali come ,ad esempio la notevole altezza dei locali interni. Essa è la testimonianza storica di un modo di lavorare sfruttando le risorse del luogo: acqua, minerali e legname. Gli edifici della fucina sono stati ceduti al comune di Ronco dall'ultimo proprietario, il signor Domenico Magnino, che lasciata la borgata Castellaro, trasferì la sua attività a Cuorgnè.
Il complesso è costituito da una fucina grande, adibita alla lavorazione del rame e da una fucina piccola per la lavorazione del ferro e del carbonile, per la produzione del carbone di legna. Un canale, derivato dal Soana a monte dell'opificio, inviava l'acqua sulle ruote in ferro che davano il moto ai magli e su due trombe idrauliche in legno per la ventilazione delle forge. Si producevano principalmente manufatti utilizzati dagli abili calderai della Val Soana, ma non è escluso che in alcuni periodi (per esempio quello napoleonico) la fucina sia stata adibita a produzioni belliche.
In seguito ad un accordo con il comune, il Parco Nazionale Gran Paradiso prese in gestione tutto il complesso e ne curò la ristrutturazione e l'allestimento interno realizzando, tra l'altro, un moderno laboratorio didattico con dotazione di audiovisivi ed una mostra di manufatti in rame realizzati dai calderai "ruga" della Valle. La fucina di Castellaro è ora un ecomuseo.