La Fontana dell’Acqua Acetosa fu eretta nel Seicento fuori dalle mura cittadine, in quello che sarebbe diventato il quartiere Parioli. La si incontra all’uscita del parco di Villa Glori, segnalata dallo slanciato perimetro dell’esedra che la contiene: la fontana vera e propria è infatti stata realizzata scavando il terreno e ci si accede scendendo una breve scalinata. Originariamente si presentava in una veste più modesta; la struttura attuale si deve infatti al rifacimento promosso nel 1661 da papa Alessandro VII Chigi che riedificò in forma monumentale e in travertino la semplice fontana voluta da papa Paolo V Borghese nel 1616, grande estimatore dell’acqua ferruginosa – da cui il nome- che qui sgorgava da una sorgente e considerata salutare per i reni, lo stomaco, la milza e il cuore.
Una serie di epigrafi in latino collocati in punti diversi della fontana ricordano i differenti pontefici: se quella relativa ad Alessandro VII, collocata in posizione eminente in cima ricorda solo l’abbondanza e la salubrità dell’acqua, una terza iscrizione cita l’intervento promosso da papa Clemente XI Albani nel 1712, che rispondeva alle proteste della popolazione: infatti, negli anni, la portata dell’acqua era diminuita creando lunghe attese.
A causa dell’inquinamento della falda, l’acqua nel secondo dopoguerra venne sostituita con quella dell’acquedotto, attualmente esce da tre cannelle, inquadrate da altrettante nicchie sormontate dallo stemma dei Chigi e separate da paraste sormontate da semplici capitelli e da un cornicione, ricreando il prospetto di un tempio. Il progetto, un tempo assegnato a Gian Lorenzo Bernini, spetta alla collaborazione tra il pittore Andrea Sacchi e l’architetto Marc’Antonio Rossi. Grazie alla visibilità data dalla vittoria alla prima edizione del censimento I Luoghi del Cuore, dopo decenni di degrado, la fontana è stata restaurata dal Circolo canottieri Aniene in collaborazione con il Comune di Roma.