Nella zona di Vicenza del “Vecchio Teatro Berga”, ai piedi di Monte Berico, sorge l’ex complesso conventuale di San Tomaso, fondato nel 1222 per opera di Frate Bonifacio dei Canonici Regolari di San Marco in Mantova. Il manufatto, sviluppo di epoche non coeve, è stato contraddistinto nei secoli da una ricorrente contaminazione tra vocazione spirituale e destinazione militare che tangibilmente ne hanno segnato l’identità: complesso monastico dal 1222 fino al 1810, fu poi ospedale da campo fino al 1872 quando fu istruito Distretto Militare di Vicenza e tale restò fino al 1995, anno in cui, consegnato alla Guardia di Finanza, divenne la nuova sede del Comando Provinciale di Vicenza. In anni burrascosi per Vicenza, nel pieno delle contraddizioni tipiche del medioevo, la vita del monastero di San Tomaso scorreva serena e raggiungeva fasti importanti, pio luogo di spiritualità e vocazioni, ma anche di vivace operosità: le monache di dedicavano al fiorente settore tessile mentre i monaci attendevano alla coltivazione dell’ampio brolo e ad artigianato. Nel 1250, la prematura morte di Frà Bonifacio segnò la fine del primo florido periodo del monastero. Veloce iniziò un grave processo di corruzione del suo patrimonio morale e materiale. I priori che succedettero a Fra’ Bonifacio non riuscirono a garantire l’equilibrio delle due componenti miste, non di rado vulnus per gli ordini religiosi: vicende di dilagante malcostume e pubblico scandalo andarono infatti a svilire irrimediabilmente l’equilibrio della comunità, tanto da richiedere un intervento delle Autorità Ecclesiali. Papa Martino V intervenne con proprio breve disponendo lo scioglimento degli ordini doppi di San Marco che comportò una radicale riforma in San Tomaso: i monaci furono definitivamente allontanati mentre le monache ivi rimasero, ma obbligate alla più severa regola agostiniana. Il settore maschile del convento cadde in uno stato di abbandono fino al 1436 quando fu ceduto alle Clarisse dell’Osservanza che a Vicenza che ivi fondarono un proprio monastero. In una rinnovata religiosità il convento visse fino alle invasioni austro-ungariche e alle soppressioni del periodo napoleonico che, per la nuova destinazione a luoghi militari, spogliarono del tutto i luoghi dell’ingente patrimonio artistico ed ornamentale ivi contenuto, mai più restituito e poi trafugato. La chiesa di San Tomaso, oggi sconsacrata, è in tipico stile romanico, con tetto a doppia falda, doppia finestra ed oculo; sul fronte longitudinale si staglia l’imponente campanile di sviluppo complessivo quattrocentesco. L’ambiente più antico e meglio conservatosi del complesso, di datazione quattrocentesca, per il gusto gotico dei capitelli, è la stanza dell’ex refettorio con pozzo ancora presente a livello del pavimento originario, più basso rispetto a quello attuale. Sul lato meridionale del chiostro principale si affacciavano gli ambienti più importanti del Monastero, in ordine superiore, l’elegante e raffinata loggia settecentesca nell’ordine superiore, la Sala Capitolare a pianta rettangolare nell’ordine inferiore. Nell’ex brolo delle monache, sorge il piccolo Oratorio di San Giovanni Battista, tutt’ora consacrato, che fu edificato nel 1666, per lascito testamentario del Canonino Bonifacio Trissino, proprio a ridosso delle antiche mura veneziane che cingevano la città, su un piccolo sito preesistente, ove le monache erano solite raccogliersi in preghiera, a tal punto sentito nel sentimento comune che Papa Gregorio XIII, con sua Bolla, aveva stabilito che, pregandovi, le monache ricevessero le stesse indulgenze dispensate in san Pietro a Roma.
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