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CRIPTA DELLE "REE-PENTITE" IN SANTA MARIA DELLA GRAZIA

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CRIPTA DELLE "REE-PENTITE" IN SANTA MARIA DELLA GRAZIA
La Cripta delle Repentite è un edificio storico di Palermo sito in via Divisi. La storia di questo edificio sito nel cuore della vecchia Palermo è molto antica e risale al 1512. Fu infatti in quell’anno che il nobile palermitano, il chierico Vincenzo Sottile, fece edificare una chiesa nello stesso luogo dove sorgeva la casa della sua famiglia, dedicandola a Santa Maria della Grazia. Sopra la porta della chiesa si vedeva, allora, un’aquila intagliata nella pietra, che era il simbolo della famiglia Sottile, e che fu rimossa nel 1698. Del complesso sono ancora visibili la facciata con il portale e le finestre in stile gotico, alcune colonne originarie e sul soffitto di un’aula, perché oggi è sede universitaria, le ricche decorazioni pittoriche della navata originaria della chiesa.Nel 1524 suor Francesca Leonfante dei Duchi della Verdura, fece acquistare dai suoi parenti l’immobile e in quel luogo fondò un monastero sotto la regola del Monte Oliveto, divenendone badessa in perpetuo, con la facoltà di vestire altre con lo stesso abito. Alla sua morte però, il monastero decadde, le suore rimaste furono spostate in altri conventi di Palermo. Fu cosi’ che per volere delle Autorità ecclesiastiche, il convento fu adibito come istituto per ospitare quelle donne che avevano vissuto in maniera dissoluta e che pentite decidevano di espiare i loro peccati ritirandosi a vita monastica. Per questo motivo fu chiamato delle “Repentite“, termine che nasce dall’unione delle parole ree e pentite. Per provvedere al mantenimento del monastero, venne introdotta una strana tassa chiamata “diritto della bacchetta“, che consisteva nel pagamento di una imposta versata dalle cortigiane ancora “in servizio” al Senato Palermitano, che in cambio concedeva loro di poter vestire abiti degni solo delle donne oneste, naturalmente da questa tassa erano escluse le prostitute di strada, le cosiddette “cassariote“. A nominare la Badessa di questo insolito monastero, era l’Arcivescovo di Palermo, che la sceglieva fra le suore dell’ordine di Santa Chiara, questo fino a quando le monache non ottennero il 17 maggio 1729 da Papa Benedetto XIII di eleggere loro stesse la loro Superiora. Le convertite abbracciarono il credo francescano e dopo tempo, ottennero la clausura, mal sopportando però l’appellativo di “repentite”.Nel 1866 il monastero fu abolito, ma la chiesa rimase aperta al pubblico ancora per qualche tempo. E’ nel 2005, durante i lavori di ristrutturazione dell’ex complesso religioso, che tornò alla luce casualmente la cripta delle repentite. Rimossi quintali di materiali, esito di precedenti lavori compiuti intorno al 1960, la cripta ha rivisto la luce rivelando il suo tesoro: al suo interno, in uno spazio di circa 15-16 metri quadrati, si trova uno splendido altare seicentesco rivestito con mattonelle di maiolica raffiguranti motivi floreali, alle spalle di esso altre mattonelle riproducono le immagini di una monaca, a sinistra , e di un frate a destra, identificati con San Francesco e Santa Chiara. Le due figure sono genuflesse davanti una grande croce, alla base del quale si trova un teschio, come a ricordare la caducità del corpo di fronte alla morte. Ai lati dell’altare, trovano posto i “colatoi” dove venivano posti i corpi delle religiose per il processo di essiccazione naturale, come lelle Catacombe dei Cappuccini, rituale compiuto prima della tumulazione nella fossa sottostante la pavimentazione della cripta. Proprio nella fossa, sono stati trovati un cospicuo numero di crocifissi in bronzo, la sepoltura della Madre Badessa, identificata da una lapide di marmo che reca questa scritta: “in questo sepolcro giace il corpo della Reverenda Madre Santa Ignazia di Gesù Squatrito quale nacque al 1706, si chiamò al secolo Donna Maria Squatrito, mori’ di anni 76 l’8 aprile 1782.” Del suo corpo sono rimaste soltanto alcune ciocche di capelli e alcune piccole pergamene ritrovate chiuse in due ampolle di vetro.

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La Cripta delle Repentite è un edificio storico di Palermo sito in via Divisi. La storia di questo edificio sito nel cuore della vecchia Palermo è molto antica e risale al 1512. Fu infatti in quell’anno che il nobile palermitano, il chierico Vincenzo Sottile, fece edificare una chiesa nello stesso luogo dove sorgeva la casa della sua famiglia, dedicandola a Santa Maria della Grazia. Sopra la porta della chiesa si vedeva, allora, un’aquila intagliata nella pietra, che era il simbolo della famiglia Sottile, e che fu rimossa nel 1698. Del complesso sono ancora visibili la facciata con il portale e le finestre in stile gotico, alcune colonne originarie e sul soffitto di un’aula, perché oggi è sede universitaria, le ricche decorazioni pittoriche della navata originaria della chiesa.Nel 1524 suor Francesca Leonfante dei Duchi della Verdura, fece acquistare dai suoi parenti l’immobile e in quel luogo fondò un monastero sotto la regola del Monte Oliveto, divenendone badessa in perpetuo, con la facoltà di vestire altre con lo stesso abito. Alla sua morte però, il monastero decadde, le suore rimaste furono spostate in altri conventi di Palermo. Fu cosi’ che per volere delle Autorità ecclesiastiche, il convento fu adibito come istituto per ospitare quelle donne che avevano vissuto in maniera dissoluta e che pentite decidevano di espiare i loro peccati ritirandosi a vita monastica. Per questo motivo fu chiamato delle “Repentite“, termine che nasce dall’unione delle parole ree e pentite. Per provvedere al mantenimento del monastero, venne introdotta una strana tassa chiamata “diritto della bacchetta“, che consisteva nel pagamento di una imposta versata dalle cortigiane ancora “in servizio” al Senato Palermitano, che in cambio concedeva loro di poter vestire abiti degni solo delle donne oneste, naturalmente da questa tassa erano escluse le prostitute di strada, le cosiddette “cassariote“. A nominare la Badessa di questo insolito monastero, era l’Arcivescovo di Palermo, che la sceglieva fra le suore dell’ordine di Santa Chiara, questo fino a quando le monache non ottennero il 17 maggio 1729 da Papa Benedetto XIII di eleggere loro stesse la loro Superiora. Le convertite abbracciarono il credo francescano e dopo tempo, ottennero la clausura, mal sopportando però l’appellativo di “repentite”.Nel 1866 il monastero fu abolito, ma la chiesa rimase aperta al pubblico ancora per qualche tempo. E’ nel 2005, durante i lavori di ristrutturazione dell’ex complesso religioso, che tornò alla luce casualmente la cripta delle repentite. Rimossi quintali di materiali, esito di precedenti lavori compiuti intorno al 1960, la cripta ha rivisto la luce rivelando il suo tesoro: al suo interno, in uno spazio di circa 15-16 metri quadrati, si trova uno splendido altare seicentesco rivestito con mattonelle di maiolica raffiguranti motivi floreali, alle spalle di esso altre mattonelle riproducono le immagini di una monaca, a sinistra , e di un frate a destra, identificati con San Francesco e Santa Chiara. Le due figure sono genuflesse davanti una grande croce, alla base del quale si trova un teschio, come a ricordare la caducità del corpo di fronte alla morte. Ai lati dell’altare, trovano posto i “colatoi” dove venivano posti i corpi delle religiose per il processo di essiccazione naturale, come lelle Catacombe dei Cappuccini, rituale compiuto prima della tumulazione nella fossa sottostante la pavimentazione della cripta. Proprio nella fossa, sono stati trovati un cospicuo numero di crocifissi in bronzo, la sepoltura della Madre Badessa, identificata da una lapide di marmo che reca questa scritta: “in questo sepolcro giace il corpo della Reverenda Madre Santa Ignazia di Gesù Squatrito quale nacque al 1706, si chiamò al secolo Donna Maria Squatrito, mori’ di anni 76 l’8 aprile 1782.” Del suo corpo sono rimaste soltanto alcune ciocche di capelli e alcune piccole pergamene ritrovate chiuse in due ampolle di vetro.
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