I Luoghi del Cuore
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CHIESA MADRE

CHIESA MADRE

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CHIESA MADRE
Sorta su una precedente chiesa dell'undicesimo - dodicesimo secolo, viene considerata dagli studiosi un ragguardevole esempio di quella architettura elaborata in provincia di Lecce a metà cinquecento e denominata "Catalano - Durazzesco", per le le caratteristiche della facciata, in particolar modo per il rosone frontale a 8 "spicchi", anziché a 16, e per la struttura del portale. L'interno è composto da un vasto ambiente e da una navata laterale con due altari, uno dei quali dedicato a San Paolo, costruito nel 1700. Infatti, fu proprio nel 1711, che il Sindaco di Seclì, Vito Lazzari, constatando che Seclì non aveva un Santo Protettore, affinchè "tenessero particolare devotione e fussero ammessi sotto il manto di quello" chiese al Vescovo A. San Felice di scegliere un Santo e questi propose San Paolo apostolo. La proposta fu accettata "da tutto il popolo con grande tenerezza nella Parrocchial Chiesa" e San Paolo divenne il protettore di Seclì e venne festeggiato, come ancora oggi, il 25 gennaio, il giorno della sua conversione. Nel 1752 il vescovo in visita a Seclì si rifiutò di entrare nella parrocchiale "vedendola tutta lesionata e d'ogni lato minacciare ruina ed eminente pericolo". Il vescovo sospese la Chiesa a divinis, trasferì il Santissimo Venerabile e invitò l'università di Seclì a prendere i dovuti provvedimenti. Nel 1753 l'università di Seclì fece presente alla Reggia Corte di Napoli che, volendo "riparare un tale inconveniente con rifare detta Chiesa, si stimò convocare PUBBLICO PARLAMENTO onde procedere all'elezione di un Regio Ingegniero a ciò riconoscesse la spesa necessaria per la rifattione (ricostruzione) dell'istessa". Per ricostruire la Chiesa fu indicata la somma di 1500 ducati. Questa era una somma enorme per gli abitanti di Seclì (il prezzo medio di un'abitazione era tra i 10 e i 30 ducati) e, nonostante si imponesse persino una decima su tutti i frutti provenienti dalla terra, non si riuscì a reperire l'ingente somma e la comunità di Seclì si dovette accontentare di realizzare modeste opere di consolidamento. Sempre il San Felice ci fa sapere che nella Chiesa, nel 1719, oltre all'altare maggiore c'erano 3 altari, il primo nella cappella laterale sinistra detto "del Rosario" perché c'era la tela della Madonna con Bambino e Santi, chiamata anche del Rosario e dipinta dal Catalano; il secondo a destra della navata centrale detto "del Crocifisso" per la tela del Cristo in Gloria del D'orlando, situata sull'altare; l'ultimo dei tre detto "delle anime del purgatorio" per la tela della Madonna con Bambino e anime purganti contenute in esso è il secondo altare a destra della navata centrale. Le tre tele furono staccate dall'interno della chiesa per essere restaurate e poi conservate nella nuova Chiesa di Santa Maria delle Grazie, costruita lì dove prima c'era la Chiesa dell'Immacolata. Nella vecchia parrocchiale a sinistra del portale si conserva, nonostante le cattive e deprorevoli condizioni dello stabile, una pregevole acquasantiera del 1573.Un cimelio molto importante ritrovato nell'ex parrocchiale è la Croce Argentea del 1400, dichiarata opera d'arte e monumento nazionale.

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Sorta su una precedente chiesa dell'undicesimo - dodicesimo secolo, viene considerata dagli studiosi un ragguardevole esempio di quella architettura elaborata in provincia di Lecce a metà cinquecento e denominata "Catalano - Durazzesco", per le le caratteristiche della facciata, in particolar modo per il rosone frontale a 8 "spicchi", anziché a 16, e per la struttura del portale. L'interno è composto da un vasto ambiente e da una navata laterale con due altari, uno dei quali dedicato a San Paolo, costruito nel 1700. Infatti, fu proprio nel 1711, che il Sindaco di Seclì, Vito Lazzari, constatando che Seclì non aveva un Santo Protettore, affinchè "tenessero particolare devotione e fussero ammessi sotto il manto di quello" chiese al Vescovo A. San Felice di scegliere un Santo e questi propose San Paolo apostolo. La proposta fu accettata "da tutto il popolo con grande tenerezza nella Parrocchial Chiesa" e San Paolo divenne il protettore di Seclì e venne festeggiato, come ancora oggi, il 25 gennaio, il giorno della sua conversione. Nel 1752 il vescovo in visita a Seclì si rifiutò di entrare nella parrocchiale "vedendola tutta lesionata e d'ogni lato minacciare ruina ed eminente pericolo". Il vescovo sospese la Chiesa a divinis, trasferì il Santissimo Venerabile e invitò l'università di Seclì a prendere i dovuti provvedimenti. Nel 1753 l'università di Seclì fece presente alla Reggia Corte di Napoli che, volendo "riparare un tale inconveniente con rifare detta Chiesa, si stimò convocare PUBBLICO PARLAMENTO onde procedere all'elezione di un Regio Ingegniero a ciò riconoscesse la spesa necessaria per la rifattione (ricostruzione) dell'istessa". Per ricostruire la Chiesa fu indicata la somma di 1500 ducati. Questa era una somma enorme per gli abitanti di Seclì (il prezzo medio di un'abitazione era tra i 10 e i 30 ducati) e, nonostante si imponesse persino una decima su tutti i frutti provenienti dalla terra, non si riuscì a reperire l'ingente somma e la comunità di Seclì si dovette accontentare di realizzare modeste opere di consolidamento. Sempre il San Felice ci fa sapere che nella Chiesa, nel 1719, oltre all'altare maggiore c'erano 3 altari, il primo nella cappella laterale sinistra detto "del Rosario" perché c'era la tela della Madonna con Bambino e Santi, chiamata anche del Rosario e dipinta dal Catalano; il secondo a destra della navata centrale detto "del Crocifisso" per la tela del Cristo in Gloria del D'orlando, situata sull'altare; l'ultimo dei tre detto "delle anime del purgatorio" per la tela della Madonna con Bambino e anime purganti contenute in esso è il secondo altare a destra della navata centrale. Le tre tele furono staccate dall'interno della chiesa per essere restaurate e poi conservate nella nuova Chiesa di Santa Maria delle Grazie, costruita lì dove prima c'era la Chiesa dell'Immacolata. Nella vecchia parrocchiale a sinistra del portale si conserva, nonostante le cattive e deprorevoli condizioni dello stabile, una pregevole acquasantiera del 1573.Un cimelio molto importante ritrovato nell'ex parrocchiale è la Croce Argentea del 1400, dichiarata opera d'arte e monumento nazionale.
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