La
Chiesa di san Filippo Neri fu commissionata dalla
Congregazione dei Padri dell'Oratorio di San Filippo Neri per volere del
re Carlo Emanuele II nel
1675 all'
architetto Antonio Bettino ma un
rovinoso crollo avvenuto durante l'assedio francese del
1706, danneggiò l'intero cantiere. Il progetto venne dunque ripreso e affidato a
Filippo Juvarra che vi operò
tra il 1715 e il 1730, mentre l'
ultimo rimaneggiamento del
1823 ad opera dell'architetto
Giuseppe Maria Talucchi ha interessato la
facciata, di chiara ispirazione neoclassica.
Il complesso ecclesiastico è composto dalla
chiesa e dall'annesso
Oratorio, dalla
Casa dei Padri ed è caratterizzato dall'imponente
facciata riportante il
pronao in stile neoclassico, terminato dopo il 1823 dall'architetto Giuseppe Maria Talucchi, mentre è del 1891 il frontone sovrastante, su disegno di
Ernesto Camusso.
In origine, secondo il progetto del primo architetto, la chiesa avrebbe dovuto avere un
aspetto ancora più
trionfante e maestoso, con tanto di
cupola sovrastante il transetto. Il crollo occorso nel 1706 rese impossibile la prosecuzione del cantiere e il nuovo progetto dell'Architetto di Corte
Filippo Juvarra dotò la chiesa della
lunga navata di circa 70 metri di lunghezza della sua caratteristica
volta a botte. Oltre alla imponente lunghezza, il corpo centrale misura circa 37 metri di larghezza e il voltone è scandito da
sette finestroni semicircolari a forma di conchiglia, tipico motivo ornamentale juvarriano, che si ripete in tutte le decorazioni e le suppellettili della chiesa. Lateralmente, si aprono le
sei cappelle caratterizzate da coperture elissoidali, troncate dalla parete perimentrale della navata. Degne di nota sono anche le
colonne che le affiancano, in onice rosso di Busca.
L'
altare maggiore, di chiara ispirazione barocca, è stato eretto nel
1703, durante il primo cantiere ed è opera di Antonio Bertola. Successiva è la collocazione della
pala del Maratta, databile 1708. Nel
1749 invece, in occasione del centenario della fondazione dell'Oratorio della Casa dei Padri, viene collocato il sontuoso
Paliotto del Piffetti, vero capolavoro del noto ebanista torinese. Infine l'
altare è coronato dalle
sei colonne tortili che sostengono l'alzata in marmo e le tre
statue dello scultore luganese
Carlo Francesco Plura(1677-1737), raffiguranti la Fede, la Speranza e la Carità.\r\n
Le orchestre e i coretti, arricchiti da putti, sono opera di Stefano Maria Clemente (1719-1794), mentre i medaglioni sulla volta sono opera di Giovanni Battista Berbero (1736-1796). L'organo di destra, databile 1831, è opera dei fratelli Serassi di Bergamo e fu ampliato da Carlo Vigezzi Bossi nei primi del Novecento. Il pavimento del presbiterio, in marmo policromo, è stato disegnato dallo stesso Juvarra. Al livello ipogeo si può visitare la cripta cimiteriale risalente al Seicento ove riposano i Padri fondatori, alcuni cittadini illustri dell'epoca e alcuni caduti nelle guerre napoleoniche ed è stata oggetto di restauro nel 2006. Al suo interno sono conservati anche i resti