I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
CASERMA LUIGI SBAIZ

CASERMA LUIGI SBAIZ

VISCO, UDINE

592°

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CASERMA LUIGI SBAIZ
A Visco (Udine), in Friuli (dal 1523 al 1921 in Austria), c’è l’ex caserma “Luigi Sbaiz”. Nella grande guerra (1915 - 1918) fu il più grande ospedale militare attendato d’Italia (più di 1000 posti letto in tenda), vi morirono oltre 500 militari italiani e austroungarici e numerosi civili. In seguito, fu campo per i profughi italiani dei paesi sulla linea di combattimento del fiume Piave e anche lì sofferenze e morti… Poi fu deposito di artiglieria e presaga fabbrica di filo spinato. Dal febbraio al settembre 1943 fu campo di concentramento per civili della Jugoslavia (Sloveni, Croati, Bosniaci, Herzegovini, Montenegrini (vi morirono in 25). Il luogo sul quale sorge è stato per cinque secoli sul confine fra etnie e culture: latina a ovest; slava, tedesca e ungherese a est (prima fra Venezia e Austria, ultimo confine quello fra Italia e Austria dal 1866 al 1915). Dal settembre ’43 al 1945 deposito della Wehrmacht. Nel 1945 vi furono prigionieri 20.000 fra Centici e Domobranci che furono disarmati dagli inglesi. Nel 1947 base di partenza per carabinieri e finanzieri che andarono a riprendere possesso di Gorizia. Dal 1947 al 1996 fu caserma per decine di migliaia di giovani di tutta Italia, fra i quali vi furono il fumettista Bonvi e il cantante Sergio Endrigo. Data la singolarità, la sua posizione e il suo forte valore storico e simbolico, la Soprintendenza (emanazione del Ministero per i Beni Culturali, che tutela i luoghi più significativi dal punto di vista storico e artistico) ha vincolato il cuore del campo ancora intatto in 20 edifici in muratura (circa 60.000 mq). Per questo, per salvarne la memoria, si batte (e ne ha scritto) il grande scrittore Boris Pahor

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A Visco (Udine), in Friuli (dal 1523 al 1921 in Austria), c’è l’ex caserma “Luigi Sbaiz”. Nella grande guerra (1915 - 1918) fu il più grande ospedale militare attendato d’Italia (più di 1000 posti letto in tenda), vi morirono oltre 500 militari italiani e austroungarici e numerosi civili. In seguito, fu campo per i profughi italiani dei paesi sulla linea di combattimento del fiume Piave e anche lì sofferenze e morti… Poi fu deposito di artiglieria e presaga fabbrica di filo spinato. Dal febbraio al settembre 1943 fu campo di concentramento per civili della Jugoslavia (Sloveni, Croati, Bosniaci, Herzegovini, Montenegrini (vi morirono in 25). Il luogo sul quale sorge è stato per cinque secoli sul confine fra etnie e culture: latina a ovest; slava, tedesca e ungherese a est (prima fra Venezia e Austria, ultimo confine quello fra Italia e Austria dal 1866 al 1915). Dal settembre ’43 al 1945 deposito della Wehrmacht. Nel 1945 vi furono prigionieri 20.000 fra Centici e Domobranci che furono disarmati dagli inglesi. Nel 1947 base di partenza per carabinieri e finanzieri che andarono a riprendere possesso di Gorizia. Dal 1947 al 1996 fu caserma per decine di migliaia di giovani di tutta Italia, fra i quali vi furono il fumettista Bonvi e il cantante Sergio Endrigo. Data la singolarità, la sua posizione e il suo forte valore storico e simbolico, la Soprintendenza (emanazione del Ministero per i Beni Culturali, che tutela i luoghi più significativi dal punto di vista storico e artistico) ha vincolato il cuore del campo ancora intatto in 20 edifici in muratura (circa 60.000 mq). Per questo, per salvarne la memoria, si batte (e ne ha scritto) il grande scrittore Boris Pahor
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