Il “Bosco dei Frati” di Nostra Signora del Monte è situato a Genova sulle alture del quartiere di San Fruttuoso. Rappresenta una delle più importanti aree verdi della città, ma, a differenza di molti altri parchi e giardini ereditati da ville nobiliari (come la vicina Villa Imperiale) o da piantumazioni artificiali novecentesche (come il Parco del Peralto), la sua storia è del tutto peculiare. Si tratta, infatti, di in una antica lecceta le cui origini affondano in un passato lontano, come dimostrano diverse fonti archivistiche, cartografiche e pittoriche. Interamente delimitato da mura secolari, il bosco si estende per una superficie di 96.000 mq ed è visitabile grazie a una rete di circa 2 km di sentieri facilmente percorribili. Oggi l’area è frequentata abitualmente dai residenti dei quartieri circostanti (San Fruttuoso, Quezzi e Marassi) che la utilizzano per passeggiate, dog walking e attività sportive o di svago, mentre il ruolo contemplativo e riflessivo, fondamentale in passato per i frati Francescani che vivevano nel Santuario, è sempre più marginale. Il primo riferimento all’area boschiva collegata a N.S. del Monte, è datato 1251, mentre il Santuario risale persino al X secolo. I fondatori non furono però i Francescani, bensì l’Ordine dei canonici regolari di S. Croce di Mortara, i quali privilegiavano aree al di fuori delle mura cittadine per conciliare la vita contemplativa con la cura delle anime o con l’accoglienza di viaggiatori e pellegrini. Altri due importanti riferimenti sono: un documento notarile del 1442 che parla di nemus – letteralmente “bosco sacro” – Sancte Marie de Monte, e un documento di locazione del 1488 riguardante «due appezzamenti di terra con querce, lecci, mirti e ginestre e con alberi selvatici simili, siti nella giurisdizione del Bisagno presso il monte di Santa Maria, nel luogo chiamato Rovera». Quest’ultimo toponimo è collegato probabilmente anche a quello del Rio delle Rovare che scorre poco a est del Bosco. Nel 1747, l’assedio di Genova da parte di Austriaci e Sabaudi rese necessario l’utilizzo del legname del Bosco per costruire palizzate difensive contro l’imminente attacco. Malgrado ciò, un targa commemorativa presso il Santuario narra le gesta venatorie del Re di Napoli e Sicilia Ferdinando IV, in visita a Genova nel 1785, che qui uccise tre cervi: un fatto che avvalora l’ipotesi di una eventuale immediata ripiantumazione o di un taglio soltanto parziale della selva. Le soppressioni degli ordini monastici ottocentesche ad opera di Napoleone prima, e dei Savoia poi, causarono un inselvatichimento dell’area, finché nel 1878 i Frati riacquistarono il complesso e ripresero l’ordinaria manutenzione. Infine, nel 1980, il Comune di Genova acquistò una parte del bosco (59.000 mq) vincolandola nel Piano Regolatore Generale come “verde pubblico”. Pur essendo occupato principalmente da lecci (Quercus ilex), il parco contiene anche molte altre specie vegetali proprie della regione. Accanto ai tipici arbusti della macchia mediterranea, si possono scorgere alcuni esemplari di orniello (Fraxinus ornus), roverella (Quercus Pubescens), carpino (Carpino betulus), oltre ai cipressi introdotti lungo il sentiero principale. Nel Piano di Assestamento Forestale del Comune, attualmente in vigore (2021-2030), l’area è definita “lecceta storica”; uno studio avviato circa vent’anni fa, ma mai concluso, ipotizzava inoltre che tali alberi possedessero le caratteristiche fenotipiche e genotipiche del leccio autoctono ligure. Per confermare ciò sono necessari, tuttavia, ulteriori approfondimenti a cura di botanici specializzati.
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