Si tratta di un platano orientale. Secondo gli esperti dovrebbe avere circa 400 anni. Le dimensioni sono ragguardevoli: è alto 24 metri, la chioma ha un diametro di 25 metri e il tronco, internamente cavo, ha una circonferenza di 8,70 metri. Si trova ai margini della via Salaria e, in passato, indicava il confine tra il comune di Ascoli Piceno e quello di Mozzano, (comune fino al 1867), oggi frazione del capoluogo piceno. Nei documenti municipali viene citato come limite per i lavori di manutenzione della via Salaria. Il terreno apparteneva a “Piccione” Parisani, della nobile famiglia ascolana, da cui deriva la sua denominazione.
Secondo una tradizione popolare, il nome deriverebbe invece dal celebre brigante Giovanni Piccioni, comandante (“maggiore”, diceva lui) degli Ausiliari Pontifici, truppe volontarie di montagna a difesa del Papato. Insorsero sotto la guida di Piccioni sia contro la Repubblica Romana (1849), sia contro l'esercito piemontese nel conflitto, tutto italiano, per l'unità nazionale (1860/61). Secondo questi racconti, Piccioni si sarebbe nascosto spesso dentro il tronco cavo dell'albero per rapinare carrozze di passaggio. Ma Piccioni non era un volgare borseggiatore: era un piccolo possidente, nato e residente a Rocca Monte Calvo e San Gregorio, sulle colline sopra ad Acquasanta Terme (Ap). Lì era anche il suo quartier generale da cui partiva per ostacolare con le sue bande l'avanzata piemontese nel territorio dello Stato Pontificio. Nel tempo è diventato una figura leggendaria e l'omonima con la denominazione del grande platano sulla Salaria ha fatto il resto: è diventato il “suo” albero, la “grotta” ideale per le azioni banditesche di un famoso brigante.