Con la tenacia propria dell'acciaio che per anni è uscito dal suo cuore fiammeggiante, resiste all'ombra dell'imponente e snella ciminiera l'ultimo forno Martin-Siemens d'Italia.
Nella periferia sud di Udine giace, purtroppo in stato di completo abbandono, il complesso industriale ex S.A.F.A.U. (Società per Azioni Ferriere e Acciaierie di Udine), all'interno di cui si distingue, per l'importante valore storico e tecnico, il forno fusorio tipo "Martin-Siemens" con le relative pertinenze (edificio con sistemi di caricamento e servizio, ciminiera).
La costruzione di tale forno comincia nel settembre del 1949 e si protrae per circa un anno e mezzo: la prima colata viene effettuata nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1951; il quotidiano locale celebra con un ampio articolo la cerimonia di inaugurazione vera e propria tenutasi lunedì 26 febbraio alla presenza delle Autorità cittadine.
La produzione nel Martin-Siemens procede sino al 5 agosto 1975, quando, a seguito della graduale chiusura dello stabilimento, il forno cessa la sua attività avendo colato, in circa 24 anni, 1.006.736 tonnellate di acciaio.
Dal punto di vista tecnico, si tratta di un forno a riverbero a carica solida che utilizzava cioè come materia prima ghisa in pani e rottami ferrosi. Inizialmente i bruciatori erano alimentati a nafta pesante, fino alla conversione a gas naturale agli inizi degli anni Settanta (con la conseguente modifica di alcune parti dell'impianto).
La parte superiore del forno, detta "laboratorio", presenta una lunghezza di 7,50 m, una larghezza di 2,80 m e una profondità di 0,55 m, per una capacità complessiva di 30 tonnellate (180 tonnellate giornaliere); il rivestimento refrattario utilizzato fu dapprima acido e successivamente, dal maggio 1952, basico.
La ciminiera, realizzata in muratura, ha un'altezza di 60,4 metri.
Questo luogo rappresenta una testimonianza unica sia per il territorio friulano che per l'Italia intera, vestigia di quello sforzo e sacrificio che ha portato la nostra Nazione verso la rinascita industriale del secondo Dopoguerra.
La sua valorizzazione e riconoscimento come Luogo del Cuore sarà lo spunto per le iniziative di recupero e restauro del manufatto e rappresenta, non da ultimo, il giusto tributo ai molti che, con impegno e fatica, lo hanno reso negli anni un Luogo d'Opera e Ingegno.
Immagini per gentile concessione di: Archivio Fotografico ERPAC FVG