Grazie alla lungimirante impresa dell’Ing. Luigi Conti-Vecchi dal 1929 nella laguna di Santa Gilla uomo e natura lavorano in perfetta sinergia: mare, sole e vento, sotto il controllo sapiente dei salinieri, producono ogni anno montagne candide di sale nella salina più longeva della Sardegna, tuttora in attività. Grazie ad un progetto innovativo FAI e Syndial, società di Eni che fornisce servizi integrati nel campo del risanamento ambientale, un sito archeologico industriale torna agli anni Trenta del Novecento e si racconta attraverso allestimenti d’epoca, documenti storici e video proiezioni immersive: da qui comincia il viaggio alla scoperta delle Saline, dove l’industria dell’oro bianco convive con un’oasi naturale popolata da migliaia di fenicotteri rosa.
Quest’anno le Saline Conti Vecchi ospitano un’opera di Maria Lai (1919-2013), Presepio, concesso in prestito dall’Archivio e dalla Fondazione Maria Lai. Un legame con l’artista sarda nato nel Natale 2019, con la prima esposizione di una sua opera presso le Saline. L’opera, racchiusa in una cassetta di legno dipinto, rappresenta il cammino del pastore verso la luce della cometa, che si manifesta come un vortice di sabbia – annuncio di sconvolgimento – che è l’avverarsi della promessa della nascita di Gesù.
Un’opera simbolica che ben si inserisce nel percorso artistico di Maria Lai, dove il soggetto del presepe è stato molto importante. Il suo significato era per lei strettamente legato al concetto dell’arte: così come l’opera d’arte viene interpretata da ogni fruitore in modo differente, anche il presepe va incontro a molteplici interpretazioni. Una tematica trasversale, che parla della possibilità di salvezza dell’uomo ma anche della sua sete di infinito.
«Amo il presepe come esperienza di qualcosa che, più ne indago l’inesprimibile, più trovo verità, più divento infantile e ingenua, e più rinasco».
In collaborazione con Archivio Maria Lai e Fondazione Maria Lai
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