15 giugno 2015
Fu proprio l'archeologo Andrea Carandini a guidare una delle campagne di scavo più fortunate del panorama italiano, tra il 1976 e il 1981, che riportò alla luce gli straordinari affreschi e i mosaici della Villa romana di Settefinestre a Orbetello, appartenuta a Lucio Sesto.
Oggi, dopo trent'anni di oblio, torneranno a vivere e Il destino ha voluto che fosse proprio Andrea Carandini, in veste di Presidente FAI ad annunciare la rinascita: grazie al progetto di valorizzazione del FAI “Puntiamo i riflettori” questi tesori saranno restaurati ed esposti in maniera permanente nel Museo della Villa di Settefinestre, che nascerà negli spazi della ex Polveriera Guzman di Orbetello.
di Laura Larcan il Messaggero, 13-06-2015
Sono rimasti chiusi dentro casse per quasi quarant`anni, nel torpore dei magazzini del Comune di Orbetello. Un tesoro di raffinati affreschi e mosaici risalenti al I secolo avanti Cristo, rinvenuti nella Villa romana di Settefinestre appartenuta a Lucio Sesto della famiglia senatoria dei Sesti, e grande amico di Cicerone, che si estendeva fra Capalbio e Orbetello. Un patrimonio che riaffiorò durante una delle campagne di scavo più fortunate del panorama italiano, tra il 1976 e il 1981. A guidare l`impresa all`epoca, l`archeologo Andrea Carandini che proprio oggi ne firma la "rinascita" dall`oblio. Lo fa da presidente del FAI, il Fondo ambiente italiano, che mette in campo un progetto di valorizzazione.
Con il piano "Puntiamo i riflettori", la fondazione no profit e il suo Gruppo Fai Maremma (diretto da Lalla Cibrado) sigla una liaison illuminata con la Soprintendenza archeologica della Toscana e il comune di Orbetello, per trasformare l`Ex Polveriera Guzman, già sede del Museo archeologico comunale di Orbetello, nel museo della Villa di Settefinestre, dove esporre in modo permanente tutti i reperti del territorio. Pronte già le prime risorse per avviare il restauro dei reperti. La Villa di Settefinestre ha una sua originalità.
Carandini la definisce la "Via col vento dell`antica Roma", perché qui gli schiavi lavoravano in squadre di 10 come fossero stati operai di un`azienda capitalistica. Dobbiamo immaginarla con distese di grano, viti, olivi, con una ricca abitazione padronale, circondata da tante basse casupole costruite sul modello delle porcilaie per la manodopera addetta alla campagna. Quanto al suo proprietario: «Siamo sicuri che appartenesse a Lucio Sesto - dice Carandini - Abbiamo trovato i bolli con la sigla LS».
Le decorazioni pittoriche sono un virtuosismo del II stile pompeiano. Gli affreschi sfoggiano scene con sfondi teatrali e architetture fantastiche com`era la moda dell`epoca. I mosaici dei pavimenti regalano motivi geometrici policromi e sequenze di tarsie marmoree in perfetto opus sectile. L`originalità della Villa, secondo Carandini, sta tutta nell`impianto del complesso residenziale. La villa di Settefinestre, costruita in età repubblicana, era molto estesa, disposta su vari terrazzamenti che risalivano dal muro turrito fino alla cima della collina dove sorgeva il corpo centrale della villa, appoggiata su un sistema interno di gallerie, detto criptoportico, che si aprivano sulla valle sottostante con degli archi, quasi delle finestre. Da qui il suo nome.
Dopo 40 anni nuova luce per mosaici e affreschi della villa nel sito interessato da uno dei progetti della Tirrenica di Ivana Agostini Il Tirreno – ed. Grosseto, 13-06-2015
«Quaranta anni dopo i morti tornano a vivere». Lo afferma Andrea Carandini, presidente del Fai intervenuto ieri in un incontro pubblico per promuovere un progetto dell`ente da lui presieduto, il progetto, "Puntiamo i riflettori".
I morti che tornano a vivere sono i mosaici e gli affreschi di Settefinestre alcuni dei quali sono tornati a rivedere la luce dopo trenta anni dall`ultima esposizione avvenuta nel 1985. Di questo, infatti, si è parlato alla ex Polveriera Guzman di Orbetello alla presenza del sindaco lagunare, Monica Paffetti, di Laura Cibrario Franzan , referente gruppo Fai Maremma, Maria Angela Turchetti, funzionario della Soprintendenza archeologica della Toscana e lo stesso Andrea Carandini. E che Andrea Carandini si trovi oggi a parlare di Settefinestre ed a essere, in qualità di presidente del FAI, il promotore, insieme al Comune di Orbetello e alla Soprintendenza, della volontà di creare una mostra permanente dei tesori di Settefiniestre è, forse, un segno del destino. Fu, infatti, proprio Carandini ad effettuare, negli anni 80, gli scavi che portarono alla luce le meraviglie di Settefinestre.
«Io spero - dice il presidente del Fai - che si riesca a creare questo museo per esporre i tesori di Settefininestre all`interno di questo locale bellissimo (la ex Polveriera Guzman) in una zona archeologica molto importante, che vanta fra le altre cose, la colonia della città di Cosa«. Cosa è però solo uno degli aspetti di pregio del territorio. Ad essere molto importante, precisa Carandini «è anche tutto quello che c`è dietro, ossia l`intera Valle d`Oro».
Un territorio nel quale il professore, all` epoca giovane archeologo, ha trascorso 7 anni della sua vita scavando per cercare di capire come fosse fatta una di queste ville (quella di Settefinestre) pubblicando con Panini editore tre volumi sugli scavi nel 1985. Una scoperta che poi è andata piano piano a morire per stessa ammissione di Carandini.
Un territorio, quello della Valle d`Oro in cui è localizzata l`antica villa che si trova nella frazione del Giardino, fra Capalbio e Orbetello che, precisa l`archeologo, «deve essere non solo valorizzato ma deve essere soprattutto promosso«.La tutela e la promozione di questo spicchio di Maremma non può, però, non tirare in ballo un argomento che con la tutela della cultura sembra avere poco a che fare, il corridoio Tirrenico. Uno dei progetti autostradali, infatti, sembrava proprio spaccare in due questa porzione di terra compromettendo ville vecchie e nuove. Sulla questione autostrada risponde il funzionario alla Soprintendenza, Maria Angela Turchetti: «Lo Stato ha la possibilità di richiedere dei saggi archeologici dove dovrà passare il tracciato e ove venissero scoperti siti archeologici il tracciato non potrebbe passare e i cantieri si bloccherebbero». Una "archeologia preventiva" che permetterebbe di tutelare un patrimonio storico e culturale di valore inestimabile e che servirebbe anche a bloccare quello che per alcuni è solo uno scempio del territorio maremmano. I mosaici e gli affreschi di Settefinestre con un plastico sono stati ieri esposti e visti da una platea molto nutrita che ha partecipato all`evento. «Un evento - ha detto la Turchetti - voluto fortemente da tre donne», il sindaco, la stessa Turchetti e Cibrario del FAI.
Adesso inizia la parte più difficile, forse, recuperare i fondi per poter poter creare una mostra permanente alla Guzman che faccia vedere al turista cosa nascondono le ville antiche disseminate nel territorio.
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