02 dicembre 2011
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Correva l'anno 1835, il calendario segnava giovedì 7 ottobre e delle nuvole grigie presagivano pioggia. Papa Gregorio XVI scelse proprio quel giorno per fare un grande regalo alla città di Tivoli, a due passi da Roma: Villa Gregoriana. Nonostante la fama di reazionario e antiliberale, volle dar prova del proprio impegno civile e sociale rendendo la Villa non privilegio di pochi ma godimento di molti. Decisione che si rivelò felice e incontrò, nel tempo, il pieno apprezzamento dei cittadini e delle autorità, arricchendo il paesaggio tiburtino di un altro grande splendore, che si aggiungeva a Villa Adriana, residenza imperiale del II secolo d.C., e a Villa d'Este, palazzo rinascimentale.
In realtà, il dono non includeva solo la Villa ma anche il Parco, immenso e lussureggiante, sviluppatosi vicino a dove il fiume Aniene compiva un salto di oltre 100 metri. Infatti fu proprio a causa dell'ennesima alluvione del 1826 che il Papa decise di risistemare tutta l'area circostante la Villa attraverso una grandiosa opera di ingegneria idraulica che avrebbe poi portato alla creazione del Parco. Furono realizzati molti interventi per deviare, per ragioni di sicurezza, le acque dell'Aniene: il fiume sprofondava con un saldo di 25 metri nel complesso della grotta di Nettuno, da qui con una nuova caduta si adagiava sul fondo della Valle dell'Inferno in un laghetto, il Pèlago; proseguiva poi attraverso la Grotta delle Sirene, sotto Ponte Lupo, e con un'altra cascata raggiungeva la Valle di Truglia, per poi riprendere finalmente il corso normale. Il principio ispiratore dei lavori fu la ricerca di una “spontanea naturalezza” al fine di rendere il meno possibile visibile l'indole di luogo creato ad hoc. Così percorsi in luoghi nascosti e accidentati e una natura apparentemente selvaggia cominciarono a sorgere intorno alla Villa con l'obiettivo dichiarato di ricreare agli occhi dei visitatori un moto di attrazione e repulsione, spavento e meraviglia.
Parco Villa Gregoriana cominciò a identificarsi sempre più con l'ideale paesaggio romantico e divenne nel corso dell'Ottocento una delle tappe obbligate per viaggiatori, artisti e letterati impegnati nel Grand Tour. Il paesaggio tiburtino con la rupe, i templi e il salto dell'Aniene divenne oggetto principe di vedute e acquarelli di artisti di paesaggio come Piranesi, Turner, Ingres, per citarne alcuni, che contribuirono ad affermare la fama del luogo.
Nel 1870 il Parco passò dal Demanio Pontificio allo Stato Italiano. Nei primi decenni del Novecento l'area fu recintata, fu costruita una biglietteria e attrezzato il parco con dei percorsi di visita adeguati, ma nel corso del XX secolo una lunga fase di declino investì il Parco Villa Gregoriana, con il conseguente degrado degli elementi architettonici e paesaggistici. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Parco fu chiuso al pubblico a causa di un persistente stato di abbandono e trascuratezza.
Il lungo periodo di incuria è durato fino al 2002, anno in cui il FAI ha ricevuto il Parco Villa Gregoriana in concessione e locazione dall'Agenzia del Demanio statale. Da allora il FAI si è assunto l'onere e l'impegno di risistemare la Parco con lo stesso spirito civico di pubblica condivisione che aveva animato quasi due secoli prima il Papa: oggi Parco Villa Gregoriana è un bene di straordinaria bellezza che risplende di luce propria, restituito ai suoi antichi proprietari, i cittadini.
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Foto: © Archivio FAI
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