15 maggio 2020
Il Parco Archeologico Regionale della città romana di Suasa (Pian Volpello, Castelleone di Suasa, nelle Marche) è stato di recente riaperto, dopo anni difficili che ne hanno provocato la chiusura, a seguito di alcuni drammatici episodi: prima l’eccezionale nevicata del 2012 che aveva provocato il crollo di parte delle coperture, poi la disastrosa alluvione di Senigallia del maggio 2014, che aveva portato acqua e fango a ricoprire i mosaici della grande domus romana dei Coiedii.
Fu grazie all’iniziativa delle amministrazioni comunali, dell’associazionismo e di semplici cittadini che si realizzò in quella circostanza un entusiasmante e confortante esempio di attaccamento al patrimonio culturale e di partecipazione “dal basso”. Proprio nel maggio 2014, infatti, era stata lanciata dal FAI la campagna I Luoghi del Cuore: quando mancava meno di un mese alla chiusura delle votazioni si mise in moto una vera e propria macchina di volontari, associazioni, amministratori, scuole che portò a raccogliere in poco tempo oltre 3.000 voti. Così Suasa è stato uno dei siti archeologici ad ottenere un finanziamento, che ha consentito di riscoprire, ripulire e restaurare i mosaici.
La città romana di Suasa ha un grande interesse archeologico ed è inserita in un contesto paesaggistico di grande qualità. È uno dei nodi della rete delle “Antiche Terre Suasane’, insieme al Museo Archeologico degli Scavi di Suasa a Castelleone di Suasa, al Museo del Territorio di Suasa a San Lorenzo in Campo e all’Area Archeologica e all’Antiquarium di Santa Maria in Portuno a Corinaldo: una vera rete territoriale gestita dal Consorzio Città Romana di Suasa, un ente pubblico composto dai Comuni di Castelleone di Suasa, Corinaldo e San Lorenzo in Campo (inizialmente il consorzio comprendeva anche altri Comuni e la Provincia di Ancona), grazie a una convenzione stipulata con il MiBACT.
La gestione è un vero esempio di collaborazione inter-istituzionale, a dimostrazione che è possibile mettere insieme Ministero, Comuni, Università, con un evidente vantaggio per tutti, soprattutto per il patrimonio culturale. Un ulteriore punto di forza è costituito dal fatto che la città romana di Suasa è uno scavo “storico” dell’Università di Bologna. Intere generazioni di studenti dell’ateneo bolognese dal 1988 a oggi si sono formati in questo cantiere.
Intorno al Consorzio si è formato un attivo gruppo di giovani. Il loro compenso per le attività occasionali, lo stipendio del personale assunto, la manutenzione e i restauri sono possibili grazie alle risorse garantite, oltre che dai biglietti (che incidono ancora in minima parte), dalle quote dei soci e da vari progetti, sponsorizzazioni da parte di Banche o di privati, fondi regionali, ministeriali ed europei.
Tra le tante attività (cicli di conferenze, spettacoli teatrali, concerti, premi letterari, ecc.) si segnala la “cena romana”, in costume, che prevede la visita guidata al sito e un’introduzione storica alle varie portate da parte degli archeologi, con letture di racconti di ambientazione storica selezionati nell’ambito di un premio letterario rivolto alle scuole superiori della regione.
I risultati in termini di presenza sono positivi, anche se ancora largamente suscettibili di miglioramento, soprattutto se si sapranno superare alcune difficoltà amministrative, ad esempio trasformando il Consorzio in una più agile Fondazione, in modo da poter attuare una gestione più snella e efficiente e anche per poter coinvolgere imprese e altri soggetti privati (che già hanno manifestato interesse).
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