21 maggio 2013
Territorio ricco di natura e cultura da conservare e tutelare, il Parco dell'Adige a Verona, e in particolare il Lazzaretto, da tempo raccoglie l'interesse del FAI. L'anno scorso la Fondazione ha, infatti, firmato con il Comune della città un protocollo d'intesa per la sua tutela e ha ricevuto in donazione da un privato cittadino tre ettari di terreno lungo un'ansa del fiume, dove la Fondazione sta portando avanti un'iniziativa di orti cittadini. Un gesto simbolico importante che nasce dalla volontà di impedire l'attuazione di un progetto di cementificazione che potrebbe coinvolgere il vicino Lazzaretto e servire per tutelare ulteriormente questo luogo.
Sono in pochi a conoscere il Lazzaretto di Verona, un recinto murato seicentesco ricavato in una delle anse dell'Adige, tuttora parte di uno spazio naturale e di campagna prezioso per la città. I resti di quello che un tempo è stato luogo di cura disperata, e tuttavia ordinata e affrontata con cultura e attenzione ai segni dell'architettura, sono oggi un monumento, capace di raccontare con immediatezza di emozioni le molte storie che l'hanno attraversato. Lasciarlo nell'abbandono e soprattutto negarlo all'uso della città è, nella giusta e convinta azione della Delegazione FAI di Verona, incomprensibile e ingiustificato. Da qui l'invito rivolto ad Alessia de Biase, direttrice del Laborotoire Architecture et Antropologie de l'Ecole Nationale Supérieure de Paris-La-Villette, a dedicare al Lazzareto il workshop annuale di preparazione al dottorato di ricerca (Dpea). Un nutrito gruppo di studenti francesi e italiani si è quindi messo al lavoro nella settimana dal 3 all'11 maggio, con lo scopo di cominciare ad interrogare le relazioni che i luoghi del Lazzaretto di Verona e gli abitanti di quella parte della città stabiliscono tra loro e con il resto dello spazio urbano affinché si apra una riflessione sul senso e sul futuro di quel luogo. Lo scopo: stupire e stupirsi, aprire occhi nuovi su qualcosa che l'abitudine e il pregiudizio hanno nascosto alla vista. Iniziative come questa appaiono decisamente utili nell'accompagnare le azioni che il FAI rivolge alla valorizzazione e alla tutela dell'ambiente.
Il futuro del Lazzaretto di Verona è ancora incerto, esistono, infatti, due possibili progetti di recupero: il restauro del Lazzaretto da parte del FAI, che comprende la riqualificazione dell'area così da dar vita a uno dei parchi fluviali più grandi d'Europa, e l'edificazione di un centro sportivo nell'area confinante con il Lazzaretto, portata avanti dalla società Fairplay. “In passato la soluzione del Centro Sportivo – ha spiegato Antonia Pavesi, consigliera comunale con delega alla cultura - appariva come l'unica in grado di salvare dal degrado la zona, ragione per cui con altri consiglieri abbiamo chiesto di tenerla in considerazione. Ora come ora la proposta del FAI è invece sempre più ascoltata e considerata”: il dibattito è, dunque, ancora aperto, speriamo che la lotta contro la cementificazione riesca a vincere.
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