18 dicembre 2014
Il FAI dà il via agli interventi di recupero del Lazzaretto di Verona. Il Lazzaretto è stato consegnato al FAI dal Comune lo scorso 3 ottobre 2014 e sarà al centro dei primi lavori per riqualificare, gestire e valorizzare questo luogo storico della città, oggi in forte stato di degrado.
Nel frattempo, stiamo effettuando dei lavori di campionatura sui muretti a secco di Podere Case Lovara e ci stiamo occupando della manutenzione degli interni di Villa Necchi Campiglio.
Il Lazzaretto sorge in uno splendido contesto naturalistico, su un'ansa del fiume Adige. Viene costruito tra il Cinquecento e il Seicento su progetto dell'architetto Michele Sanmicheli , per accogliere i malati contagiosi, ed è il più grande d'Italia dopo quelli di Milano e Venezia. È intenzione del FAI valorizzarlo con interventi sostenibili, nel pieno rispetto della sua anima e della sua storia.
La costruzione del Lazzaretto inizia nel 1549, su un'ansa dell'Adige, in una posizione isolata su un'ansa dell'Adige. Per concluderlo saranno necessari ottant'anni: il Lazzaretto infatti viene completato soltanto nel 1628. Due anni dopo a Verona scoppia una terribile epidemia di peste che si diffonde rapidamente: chi manifesta i sintomi del contagio viene caricato su un barcone e condotto al Lazzaretto, la sua abitazione segnata da una croce e sbarrata. In quel drammatico periodo il Lazzaretto arriva a ospitare fino a circa 5mila ammalati. Ma queste misure sanitarie sono inutili: la peste uccide più di 30mila persone su circa 54mila abitanti, l'emergenza è tale che i cadaveri spesso non trovano sepoltura ma vengono abbandonati alle acque dell'Adige. Successivamente il Lazzaretto cambia destinazione d'uso: prima diventa un deposito di munizioni e polveri da sparo, poi nel Settecento ospita i soldati degli eserciti austriaci e francesi colpiti da malattie contagiose. All'inizio dell'Ottocento torna a essere impiegato come polveriera, destinazione he resta tale fino alla seconda guerra mondiale. Il 20 maggio 1945 una violenta esplosione distrugge l'edificio. La deflagrazione è causata da alcune persone che incautamente cercano di recuperare i bossoli dei proiettili rimasti al suo interno. Il bilancio della tragedia è tremendo: trenta i morti e il crollo della parte occidentale dell'edificio, che viene parzialmente ricostruito alla fine degli anni Cinquanta.
Ora, grazie all'intervento del FAI, questo luogo così carico di memoria tornerà a rivivere.
La prima fase dell'intervento di restauro riguarda la pulitura dell'intera area attraverso l'eliminazione della vegetazione infestante, in particolar modo quella delle piante cresciute dentro le celle del Lazzaretto, degli arbusti e delle edere nate sulle murature. Avremo cura, invece, di proteggere le piante più pregiate e di dimensioni importanti.
In seguito procederemo alla bonifica bellica, necessaria a ottenere l'agibilità per i restauri successivi. La bonifica di superficie è stata in parte eseguita nel corso degli anni, ma si interverrà sulle parti escluse come quelle monumentali e quelle occupate da macerie o da reperti da salvaguardare e sui sei pozzi di approvvigionamento dell'acqua.
Poi tutta l'area sarà sottoposta a rilievo con metodologia scanner laser e quindi verrà definito il progetto di restauro del tempietto, degli alzati delle celle e delle mura perimetrali.
Ma qual è l'obiettivo di questi interventi? Riqualificare e rivitalizzare l'intera area, dare vita a un sistema del Parco Adige Sud di cui il Lazzaretto sarà il fulcro: trasformeremo cioè il Lazzaretto in un luogo d'incontro e per il tempo libero. Per la progettazione è stato incaricato l'architetto Michele De Lucchi che sta predisponendo il progetto per la realizzazione di una passerella ciclo-pedonale di collegamento con la riva opposta dell'Adige, favorendo una più facile viabilità nella zona. Abbiamo inoltre avviato i contatti con l'Università di Verona per la redazione di uno studio approfondito di tutta l'area.
Durante le fasi di pulizia e bonifica l'area del Lazzaretto, per motivi di sicurezza, non sarà accessibile al pubblico.
Il FAI ringrazia la Fondazione Cariverona per il significativo contributo alla realizzazione del progetto di restauro e di riqualificazione. Grazie anche a Banca Popolare di Verona Gruppo Banco Popolare per il contributo per la bonifica bellica.
L'Area agricola e boschiva di Punta Mesco è un angolo di paradiso a picco sul mare di Levanto.Nel 2015 apriremo al pubblico quest'area,. restaurando gli antichi sentieri e recuperando le coltivazioni a terrazzamenti - indispensabili presidi contro il dissesto idrogeologico.
Ora ci stiamo occupando dei muretti a secco: stiamo effettuando dei lavori di campionatura su alcune parti diverse tra loro per valutare la loro solidità e la resistenza all'erosione dell'acqua, in particolare nei periodi invernali , e iniziare le prime opere di sistemazione del terreno.
Siamo felici di annunciare che è terminato il restauro della scrivania realizzata dal celebre ebanista Giovanni Socci. La scrivania è l'elemento d'arredo più importante dello studio di Angelo Campiglio. Il mobile nasconde un sofisticato meccanismo che permette di ritirare al suo interno la sedia, il leggio e le ali laterali. Il restauro è stato eseguito dal laboratorio del genovese Franco Aguzzi, era urgente ed è servito a rimediare ai danni provocati da insetti che si nutrono di legno e da interventi passati, ha ripristinato il delicato meccanismo della scrivania, che era in parte bloccato.
Ora interverremo sul pavimento del basement della Villa. Il basement, il grande spazio sottostante, ospita molti eventi culturali. Il prezioso pavimento in parquet di circa 200 mq è stato danneggiato dalle infiltrazioni causate dalle piogge delle scorse estati. I lavori, iniziati a dicembre, termineranno tra pochi giorni: sostituiremo la pavimentazione con una nuova, del tutto uguale alla precedente, realizzata in legno di rovere e con un disegno a spina di pesce.
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