08 settembre 2014
Ci sono voluti due anni e 5 mesi dal primo impegno formale preso dal Governo (il decreto Clini – Passera del 2 marzo 2012) per impedire alle Grandi Navi di transitare nel bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca a Venezia. Dopo feroci polemiche, un intervento della giustizia amministrativa che ha bloccato il Governo, un richiamo del Senato della Repubblica e diverse soluzioni progettuali contrapposte tra loro, l'8 agosto scorso il Governo ha convocato il “Comitatone”, cioè l'organismo costituito per la salvaguardia di Venezia e della Laguna sul tema delle Grandi Navi, che ha ribadito e formalizzato, dopo lo stop del TAR al provvedimento precedente, che le navi sopra le 96.000 tonnellate non possono più transitare nel Canale della Giudecca e quindi neanche nella Laguna.
La decisione presa in questa sede dal Comitatone incontra il plauso del FAI per quanto riguarda l'introduzione di una regola chiara e univoca e risponde positivamente al pressing di tantissime voci, tra cui quella della Fondazione, che hanno denunciato lo scempio paesaggistico quotidiano a cui si sottopone Venezia. Tuttavia la procedura per dare alle grandi navi una soluzione alternativa al transito nel canale della Giudecca rischia di compromettere l'equilibrio ecologico della laguna.
Il Comitatone ha, infatti, deciso, come dichiarato nel comunicato stampa, “di sottoporre a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) il progetto relativo al Canale Contorta Sant'Angelo, l'unico che, nell'attuale fase emergenziale, possiede un adeguato livello di definizione progettuale”. Una scelta discutibile anzitutto perché essere l'unico in avanzata fase di progettazione non significa essere di per sé il progetto migliore e inoltre, così facendo, non è stata presa in considerazione in sede di VIA anche tutta la progettualità emersa sulle soluzioni alternative allo scavo del nuovo canale, tra cui alcune proposte per un approdo delle Grandi Navi fuori dalla laguna, oltre ad una soluzione che valorizzi le infrastrutture di Porto Marghera con i connessi canali di accesso. Di fatto, commissariato il Comune di Venezia, nessuno potrebbe essere in grado di sottoporre a VIA gli altri progetti. Senza una vera valutazione comparata con altri progetti, rischia di essere scelta a priori una soluzione che potrebbe rivelarsi pericolosa per la laguna di Venezia: lo scavo di un nuovo canale può avere infatti forti effetti negativi sull'ecologia e l'equilibrio della laguna, come già accadde in occasione della realizzazione del Canale Petroli per l'accesso a Porto Marghera, che favorì dalla fine degli anni '60 l'innalzamento del livello della marea e la conseguente demolizione, data la forte corrente, di barene e canali.
Manteniamo vigile l'attenzione, pertanto, sulla vicenda e sulle sue evoluzioni. Ci auguriamo che la procedura di VIA dell'unica proposta oggi in campo sia attenta, più che a rassicurare il settore crocieristico, a fornire una valida risposta alla recente e preoccupante raccomandazione dell'UNESCO, che chiede immediate soluzioni al nodo delle Grandi Navi, perché Venezia e la laguna sono entrambe Patrimonio dell'Umanità.
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