12 aprile 2021
A Castelluccio di Norcia una recente sentenza 3 marzo 2021 della Corte d’Appello di Roma ha confermato la difesa dei terreni ad uso civico, che il Comune – appoggiato dalla Regione Umbria – aveva snaturato adibendoli a parcheggio per autoveicoli.
I Piani di Castelluccio di Norcia sono un altopiano carsico-alluvionale di circa 15 chilometri quadrati dell’Appennino Umbro-Marchigiano, nei Comuni di Norcia (PG) e Castelsantangelo sul Nera (MC), e rientrano nel Parco nazionale dei Monti Sibillini. Sono il fondo di un antico lago appenninico, ora prosciugatosi e noto per i suoi fenomeni carsici; costituiscono un ambiente unico e straordinario e per questo sono tutelati con vincolo paesaggistico e sono un Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.), ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali. Hanno infatti un valore straordinario a livello nazionale ed europeo per la presenza di un mosaico di vegetazione unico per composizione: prati umidi o palustri affiancano infatti pascoli calcarei montani.
Gran parte dei Piani (1.136 ettari) sono aree a uso civico di cui è titolare la Comunanza Agraria di Castelluccio.
E’ importante far conoscere e diffondere questa sentenza della Corte d’Appello di Roma e del Commissario per gli Usi civici perché afferma la necessità di garantire la corretta gestione delle terre collettive, confermandone il grande valore.
Gli usi civici sono una consuetudine che ha radici molto antiche e riguarda l’istituzione e il riconoscimento di “beni comuni” - o “commons” nella tradizione anglosassone – dei quali beneficia una collettività. Di fatto si tratta della condivisione nell’uso di alcuni terreni – che possono essere di proprietà collettiva, pubblica, ma anche privata - in genere per le attività agro-silvo pastorali così da offrire la possibilità di pascolamento, di alpeggio, la raccolta di legna, fronde o erba, funghi ecc., anche l’uso a rotazione di alcuni terreni per le coltivazioni da parte dei soggetti che vivono sul territorio.
Dal punto di vista giuridico sono stati definiti anche «diritti reali privati perpetui» di godimento ascrivibili ad una collettività.
L’origine degli usi civici risale in alcune regioni d’Italia anche all’epoca preromana e vennero mantenuti anche in epoca feudale come forma di compenso alternativo da parte del feudatario agli abitanti che vivevano sui “suoi” territori per permettere loro di mantenere piccole attività agro-pastorali necessarie per la sopravvivenza e per soddisfare i bisogni essenziali della vita. Nelle epoche successive vennero messi in crisi dal diffondersi dei principi economici del liberalismo, ma sono comunque sopravvissuti fino ai giorni nostri.
La legislazione all’inizio del secolo scorso ha teso ad assegnare gli usi civici ai Comuni o alle associazioni o a trasformali in concessioni a favore di coltivatori meno abbienti.
Una recente legge del 2017, la nr. 168, ha riportato l’attenzione al dibattito sui beni collettivi ed è tornata a regolamentarne l’uso. In questa norma si afferma che i terreni gravati da diritti civici sono detti “beni di proprietà collettiva” o “beni civici” o, meglio ancora, “domini collettivi”, poiché appartengono alla comunità. Della gestione di questi terreni si occupano molto spesso i Comuni, ma anche da enti rappresentativi della comunità.
Ai nostri giorni queste aree hanno assunto un nuovo significato che, per il loro valore ambientale e culturale, le sta rendendo ancor più importanti che in passato. Sicuramente è stato determinante a questo scopo il contributo del premio Nobel Elinor Ostrom. Oggi, infatti, si riconosce a questi terreni, oltre alle peculiarità ecologiche, il loro legame con le comunità locali e pertanto la loro salvaguardia permette la tutela del capitale naturale e, insieme, del patrimonio culturale a beneficio delle comunità territoriali. Questi beni comuni non possono essere alienati, sono vincolati per legge come beni paesaggistici. All’articolo 3 della Legge 168 si stabilisce di conseguenza che.
«l’ordinamento giuridico garantisce l’interesse della collettività generale alla conservazione degli usi civici per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio».
Il ruolo degli usi civici è strategico per favorire uno sviluppo territoriale sostenibile e supportare, attraverso forme cooperative, il ritorno di un’agricoltura capace di preservare l’ambiente e il paesaggio.
Purtroppo questi terreni sono anche molto appetibili da un punto di vista speculativo, per questo motivo la recente notizia della sentenza della Corte di Appello di Roma che difende gli usi civici dei Piani di Castelluccio di Norcia, considerati un gioiello naturalistico, è particolarmente significativa.
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