16 dicembre 2015
L'obiettivo di mantenere molto al di sotto dei 2 gradi l'aumento delle temperatura del pianeta è condiviso da tutti, ma resta su base nazionale e volontaria, il che non rappresenta necessariamente qualcosa di negativo, ma come spesso accade lascia spazio a successive e libere interpretazioni.
Un rimedio c'è, prendendo tutto il buono dell'accordo finale, facendolo diventare un pensiero unico, globale, irreversibile soprattutto nella cultura e nella sensibilità di tutti i popoli della terra. Le diplomazie hanno fatto la loro parte, ora la partita, quella certamente più impegnativa, passa a noi, singoli cittadini, associazioni, imprese, istituzioni nazionali e locali.
Questa volta le condizioni ci sono tutte, occorre da oggi fare in modo che i principi contenuti nel documento finale vengano applicati in tempi brevi da tutti noi.
Sui cambiamenti climatici e sulle conseguenze non ci sono più dubbi, allora il comportamento dei cittadini, ma anche delle imprese, dell'economia e quindi dei governi locali, regionali e nazionali non può che essere “coerente” con le indicazioni fornite dal documento.
Se ogni 5 anni si farà una sorta di bilancio e si regolerà di conseguenza il piano di azioni, non esiste, se si vuole onestamente e realisticamente mettere in pratica tutto quanto discusso e mediato in questi 12 giorni di conferenza, che una sola soluzione: presentarsi al prossimo appuntamento del 2020 come Italia ed Europa con risultati che in termini di emissioni di Co2 e inquinanti in atmosfera, siano molto al di sotto dei limiti previsti dall'accordo stesso.
Solo con un ruolo di “traino” del nostro Paese in un'Europa davvero coesa su questi temi, possiamo sperare di condizionare quei paesi che potrebbero tentare di annacquare i chiari traguardi dell'accordo.
Si tratta di essere nuovamente “avanguardia” di un modello economico, culturale e sociale che porterà benefici e vantaggi interessanti soprattutto a coloro che per primi avranno il coraggio di intraprendere determinate scelte. Il lento declino della “carbon economy” e il crescente e inesorabile consolidamento della “substainable economy” ci devono vedere protagonisti ed attivi.
L'impegno del FAI, già avviato e ribadito da tempo, verso il Governo, le Regioni, i Comuni ma anche nei confronti di Economia e Impresa, riparte dalla Conferenza di Parigi con nuovi stimoli e nuove positive speranze. Quindi non più un invito solamente, ma una forte, positiva e costruttiva volontà di fare la propria parte. Da oggi per il domani.
Maurizio Rivolta, consigliere di amministrazione del FAI
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