02 ottobre 2012
In occasione della pubblicazione, sul Notiziario del FAI n.124, di un articolo dedicato al 'Progetto Panarea', abbiamo chiesto alla Dott.ssa Paola Motta Romagnoli - Capo Delegazione FAI Torino - di parlarci di questo campo di volontariato ambientale, descrivendo cosa l'abbia spinta ad intraprendere questa avventura insieme ai giovani volontari FAI. Dalle sue parole traspare un sentimento autentico, un legame con l'isola di Panarea che affonda le radici nella sua infanzia, unito ad una grande fiducia nei giovani e nelle loro potenzialità.
Dott.ssa Motta Romagnoli, come nasce il progetto e quali sono i suoi obiettivi?
È nato dall'amore per il FAI e per questa terra, primordiale e giovane, perché ricca di attività vulcaniche, sconosciuta ai più e, nello stesso tempo, di una bellezza e di un fascino sorprendenti.
La vidi per la prima volta quando ero una bambina, con i miei genitori.
Allora, per noi che venivamo da Milano, era come vivere due secoli prima: se si voleva fare una doccia, bisognava pompare l'acqua da una cisterna che conteneva esclusivamente acqua piovana, per cui dovevamo usarla con grande parsimonia, sapendo che quella casa, se fosse finita l'acqua, non si sarebbe più potuta abitare fino all'arrivo delle piogge autunnali. E quando veniva buio ci illuminavamo con candele e lumi a petrolio e il frigorifero non esisteva. Poi vennero quelli a gas, mentre nell'unico ristorante, c'era un rumorosissimo, mastodontico generatore.
In compenso, eravamo estasiati da tutto quello che vedevamo sott'acqua e sopra, e potevamo percepire, quasi toccare, tutta la volta celeste. Emozione, che, per fortuna, si può provare ancora perché, nonostante sia stata portata l'elettricità tramite cavi sottomarini, le luci sono tenute basse e per le stradine, non percorribili dalle automobili (che non sono ammesse sull'isola), non c'è illuminazione: si gira ancora con la pila nelle sere di luna nuova.
Tutta questa bellezza, unita al fatto che esiste su Panarea un piccolo terreno del FAI , in una posizione magnifica (donazione Piero Di Blasi del 1977), ed al fatto che sia il terreno del FAI sia gli antichi sentieri, percorsi fino all'inizio del secolo scorso da contadini e pastori, giacevano in uno stato di abbandono ed erano per la gran parte impraticabili, mi ha indotto a parlarne con i giovani FAI di Torino . I giovani, che avevano già avuto delle esperienze di lavori manuali volontari nelle proprietà del FAI, si dimostrarono entusiasti.
Gli obiettivi del progetto sono: far conoscere il FAI agli abitanti di Panarea e far conoscere i panorami mozzafiato di Panarea agli Aderenti della nostra Fondazione. Favorire un turismo culturale e sportivo fuori stagione. L'autunno, l'inverno e la primavera sono affascinanti a Panarea, la natura prevarica splendidamente sulla volontà e le costrizioni dell'uomo. Tra mare e cielo i colori e le luci sono estremamente mutevoli e ti prendono gli occhi e il cuore.
In quali attività si sono impegnati i volontari? Quali risultati sono stati raggiunti?
Essendo il parco delle Eolie zona protetta, ci siamo rivolti subito ai dirigenti di Messina del Corpo Forestale che, con grande entusiasmo e disponibilità, ci hanno supportato con la loro indispensabile, preziosa e costante collaborazione. Hanno tenuto ai ragazzi un breve corso di preparazione, hanno fornito il materiale per lavorare e un capo operaio (il bravissimo Giovanni) è stato sempre con i giovani FAI istruendoli e controllando il loro operato. I Giovani, il primo giorno, hanno pulito dai detriti due spiagge e, il secondo, dopo il corso di prevenzione, sono partiti da un sentiero che era impraticabile e lo hanno, lentamente e faticosamente, reso fruibile. Hanno anche tracciato un sentiero all'interno del terreno del FAI, dopo aver raccolto una certa quantità di vetri e plastiche. Nei giorni di permanenza hanno lavorato tutte le mattine mentre, nei caldi pomeriggi, si sono dedicati a visite culturali (la principessa Adriana Pignatelli li ha guidati alla visita del Museo Diffuso del Territorio Eoliano ed è stata esplorata l'isola con le sue chiese antiche). Attività più ludiche sono state un gita in barca, messa gentilmente a disposizione dal proprietario di un bar, e i rinfrescanti bagni nelle piscine degli alberghi e a Cala Junco.
I risultati: i giovani FAI si sono sentiti fattivamente utili ed apprezzati e gli abitanti si sono dimostrati molto ben disposti verso i giovani volontari. Inoltre,i Dirigenti della Forestale hanno ottenuto finanziamenti per proseguire la pulizia di altri sentieri e i turisti hanno avuto frasi di riconoscenza verso chi lavorava per il loro benessere.
Quale valore assume questo progetto per il FAI e quale per gli abitanti del luogo?
Il valore per il FAI: la gente ha capito quali sono gli ideali e gli scopi della Fondazione: conoscere, amare, proteggere e rendere fruibile la bellezza, anche tramite il lavoro di volontari. In questo caso non si è agito solo su di un bene del FAI ma anche sul territorio con lo scopo di creare una situazione migliore per tutti: finalità assolutamente in linea con gli obiettivi della Fondazione.
Per gli abitanti: considerare che il turismo, che è la loro unica fonte di guadagno (oramai non ci sono più né contadini né pastori), possa essere sviluppato non solo con gli appassionati di mondanità che frequentano l'isola a luglio e agosto ma anche con le persone che prediligono la silenziosa contemplazione della bellezza in periodi più tranquilli. Persone che sono da conquistare e da trattenere più a lungo sull'isola, con prezzi contenuti e con la gustosissima cucina eoliana.
Forse… chissà, in un futuro qualcuno penserà di nuovo di coltivare frutta e verdura negli scoscesi, fertili terrazzamenti, delimitati dagli antichi muretti a secco che sono emersi dalla vegetazione durante le pulizie.
Quanto è stato importante anche l'aiuto degli albergatori?
L'aiuto degli albergatori è stato determinante. A Panarea, infatti, non si può campeggiare, come hanno fatto i giovani FAI per interventi in altri luoghi. Gli albergatori, mostrando fiducia nei Giovani FAI, hanno fornito loro gratuitamente il pernottamento, rendendo così possibile il progetto ed agendo in comune per il bene dell'isola.
Che valore ha aggiunto la partecipazione di volontari di varie parti d'Italia?
È stata bellissima l'amicizia che è nata dal generoso, diurno lavoro insieme, e dall'entusiasmo per la bellezza del paesaggio che scoprivano man mano che procedevano.
E' un progetto che può essere ripetuto e magari anche “esportato” in altri Beni del FAI?
Certamente: i ragazzi chiedono solo di lavorare duro e che il loro apporto sia valorizzato ed apprezzato. Non per niente sono Giovani FAI! Sono infatti consapevoli e convinti che queste sono esperienze che li arricchiscono e che ben difficilmente dimenticheranno.
Dott.ssa Motta Romagnoli, chi si sente di ringraziare per la collaborazione?
Vorrei ringraziare: L'Azienda Foreste Demaniali Regione Sicilia e il Dirigente Provinciale, Arch. Giuseppe Aveni; Ferrino; Robe di Kappa; gli Hotel (in ordine alfabetico) Cincotta, La Piazza, Lisca Bianca, Quartara, Raya; i Ristoranti Da Francesco e Da Fortunato e il Macellaio; il Bar Del Porto, il Bar Da Carola e la Reale Mutua Assicurazioni
Ringraziamo anche la troupe del TG3 di Catania, inviata da Beppe Rovera, conduttore di Ambiente Italia molto interessato al progetto, per le interviste ai Giovani FAI che sono andate in onda in vari TG Regionali e nella puntata di Ambiente Italia di sabato 19 maggio 2012.
Tutti gli alberghi e gli esercizi citati praticheranno sconti agli Aderenti FAI che andranno a visitare l'isola di Panarea.
Per maggiori informazioni telefonare alla Delegazione di Torino (tel. 011.530445).
Leggi l'intervista a Valeria Zanella - Gruppo FAI Giovani Torino
Guarda la fotogallery del campo di volontariato a Panarea!
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