«Un appello senza se e senza ma»

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«Un appello senza se e senza ma»
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24 novembre 2015

Fino al 10 dicembre si svolgerà la conferenza delle Nazioni Unite che ha il compito di trovare un accordo tra tutti i paesi - o la maggioranza di essi - affinchè le emissioni che alterano il clima vengano ridotte e gli effetti sui cambiamenti climatici fermati, per evitare conseguenze immaginabili.

"Seppure in un contesto internazionale mutato, dopo i tragici avvenimenti del 13 novembre, nella stessa Parigi ora si giocano le sorti del pianeta e delle specie che lo popolano. I cambiamenti climatici sono conclamati e nessuno, o quasi, li mette più in discussione: già ci troviamo di fronte ad un aumento della temperatura terrestre di 1-2 gradi e la prospettiva di arrivare a 4 gradi è ormai molto più vicina di quanto solo qualche anno fa si pensasse. I segnali sono ormai evidenti, i mari si alzano di 3,3mm ogni anno, i ghiacciai si sciolgono inesorabilmente, i fenomeni metereologici sono ormai tanto estremi da costringere persino a migrazioni di massa.

L'attualità della enclica Laudato si'

Come il Presidente Obama ha dichiarato al momento di presentare il Clean Power Plan dell'Amministrazione USA, per limitare l'anidride carbonica prodotta dal sistema elettrico americano, «siamo la prima generazione a soffrire delle conseguenze dei cambiamenti climatici e l'ultima per poter fare qualcosa per limitarle». Un appello quindi senza se e senza ma. A noi spetta il compito di lasciare ai nostri figli un pianeta vivibile. Quest'anno alcuni importanti avvenimenti anticipano la Conferenza sul Clima, primo fra tutti l'enciclica di Papa Francesco, Laudato si', un documento storico. Il fatto che Papa Francesco abbia sentito l'esigenza di produrre un documento “ricompositivo” e “costruttivo” sul tema della Terra e dell'ambiente proprio a pochi mesi dalla conferenza, non può essere casuale. Significa che la Chiesa cattolica, che pur nella sua storia ha sottaciuto responsabilità e cause, non può più tacere, perché ne va della sopravvivenza del Pianeta ma soprattutto ne va della qualità della vita per miliardi di persone. L'appello che Laudato si' propone si rivolge a tutti, singoli individui nei comportamenti quotidiani, istituzioni ed economia; proprio perché solo un'azione sinergica può risultare efficace anche in tempi brevi. Le condizioni ci sono tutte, le tecnologie e l'intelligenza umana permettono di lanciare da subito un nuovo paradigma di pensiero.

La scelta di Obama

Non a caso, poche settimane dopo l'enciclica il presidente Obama lancia, a dispetto della maggioranza repubblicana al Congresso, un piano operativo su come ridurre l di un terzo entro il 2030 le emissioni inquinanti che alterano il clima. Gli USA hanno gravi responsabilità in questo ambito, sono il secondo paese produttore di CO2 e di inquinamento, hanno lanciato l'orrendo fracking geologico (polverizzare le rocce per estrare petrolio) e propongono tutt'ora trivellazioni in Alaska ed in altri paradisi naturali. Tuttavia un documento di tale portata, che non si ferma agli annunci programmatici, ma entra nello specifico operativo con 1500 pagine di norme, regole, proposte e linee guida, verrà certamente applicato dalla potente e inflessibile amministrazione pubblica americana, con evidenti ricadute sull'industria e sull'economia. Anche qui, forse tardiva, ma la presa di coscienza del presidente Obama è un fatto storico. Dopo anni di promesse , purtroppo non mantenute o poco realizzate, Obama decide di rilanciare e lo fa sapendo di avere contro le potenti lobby del petrolio, che però forse e non a caso hanno capito che l'era dell'oro nero volge al termine e stanno investendo in energie rinnovabili e ricerca.

Per una nuova democrazia ambientale

La prospettiva di un mondo che superi la “oil economy” e ritrovi nella capacità di stati, enti, imprese ma anche associazione e singoli individui, un percorso condiviso verso sostenibilità ambientale è a portata di mano. Occorre un impegno forte, deciso, senza tentennamenti, l'Europa e l'Italia possono e devono giocare questo ruolo trainante dentro la conferenza. Forse la fine della “oil economy”, quindi di una economia a prevalente trazione petrolifera è, tra molti altri ovviamente, uno dei temi che portano a quei fenomeni di destabilizzazione che stiamo vedendo in queste settimane. Un successo della Conferenza sul Clima potrebbe rappresentare una svolta storica in termini politici, economici oltre che ambientali. Possono cambiare i modelli geopolitici che hanno governato il mondo fin qui, e forse questo fa paura a chi non vuole che libertà e democrazia anche sul piano ambientale, siano la base per un “nuovo mondo” come desiderava tra molti altri anche Adriano Olivetti all'inizio del boom industriale del nostro Paese. Un impegno grande, un compito importante, il FAI non può che auspicare, appellandosi con forza a istituzioni e mondo economico e scientifico, che la Conferenza abbia finalmente successo, una occasione che non può essere mancata."

Maurizio Rivolta, Consigliere FAI

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