14 giugno 2019
Nel 2015 il FAI - Fondo Ambiente Italiano organizzava nel Negozio Olivetti la mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin intitolata "Mostri a Venezia", la denuncia per immagini della violenza che la laguna subisce quotidianamente. Oggi, a quattro anni di distanza, mentre il mondo assiste sconcertato all’ennesimo ferimento perpetrato dalle grandi navi, vogliamo stigmatizzare e combattere questa minaccia: il nostro grido di allarme è più forte che mai.
Gianni Berengo Gardin, L’uscita dal canale della Giudecca verso il Bacino di San Marco, tra San Giorgio, Punta della Dogana e la Salute. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia. Il catalogo della mostra è pubblicato da Contrasto
Dopo l’incidente nel canale della Giudecca, Venezia è al centro di critiche e polemiche a livello internazionale. L’incidente ha dimostrato con chiarezza l’enorme rischio a cui la laguna è quotidianamente sottoposta, minacciata da navi fuori scala che incombono su una città fragile, esposta a un drammatico effetto domino di ripercussioni che ferisce un patrimonio artistico e culturale inestimabile.
A fronte di questo rischio, dal 2012 con il Decreto Clini – Passera, si sono susseguiti molti progetti per deviare il passaggio delle navi dal Canale della Giudecca, tutte proposte presentate come risolutive, ma presto abbandonate per svariati motivi. Questi progetti hanno alimentato il dibattito mediatico, ma non hanno mai portato soluzioni concrete e sono poi collassate tra le pieghe della burocrazia e nell’incapacità politica di trovare una risposta efficace per salvaguardare Venezia e la sua laguna, da Jesolo a Chioggia.
Nella totale assenza di una valida e fattibile alternativa le grandi navi continuano, da sei anni, a entrare nel Canale della Giudecca, passando davanti a San Marco e risalendo il centro storico; i tempi tecnici per arrivare a una soluzione operativa, ci inducono a ritenere che così sarà per molto tempo ancora.
Ci vorranno anni. Al momento le mozioni di cui si discute sono solo ipotesi, nessun progetto vero e proprio da esaminare, da valutare, solo congetture. L’unica certezza è data dagli ingenti danni all’ecosistema e alla stabilità idro-geologica della laguna, cui si aggiungono gli ultimi dati sull’inquinamento atmosferico prodotto dalle grandi navi, che segnalano Venezia come il più inquinato dei porti italiani (e terzo in Europa) a causa delle emissioni in atmosfera di sostanze di grande impatto sulla salute e sull’ambiente come ad esempio le emissioni di ossido di zolfo e di particolato fine che, combinate con la salsedine, hanno un effetto devastante anche sul patrimonio culturale.
Chiediamo al Comitatone che valuti e compari soltanto i progetti che escludono il passaggio delle grandi navi in laguna, affinché ne venga garantita la salvaguardia e la sicurezza, impedendo lo scavo di canali e la costruzione di nuovi terminal. Nel frattempo, in questo periodo transitorio, il FAI chiede inoltre di non limitarsi a misure di dubbia efficacia quali la riduzione della velocità delle navi, ma di impedire fin da subito il transito delle imbarcazioni sopra le quaranta mila tonnellate nel canale della Giudecca - come previsto dal decreto Clini-Passera.
Questa posizione del FAI è stata già anticipata in un lungo documento di osservazione inviato all’Unesco oltre un mese fa, in vista della sessione plenaria del Comitato per la tutela del patrimonio mondiale prevista in luglio a Baku, in cui verrà discusso e valutato lo stato di conservazione di Venezia e della sua laguna.
L’impatto di un turismo come quello delle grandi navi rischia di distruggere la meta stessa dei molti visitatori, provenienti da tutto il mondo; occorre il coraggio di imporre limitazioni chiare, poiché in passato il mercato del turismo ha già dimostrato di sapersi adattare con grande flessibilità al mutare delle condizioni ambientali, e c’è da credere che così sarà anche in questo caso.
Ai link a seguire potrete trovare alcuni materiali a supporto, come le osservazioni presentate all’UNESCO dalla delegazione FAI di Venezia e un appello delle associazioni locali cui ha aderito anche il FAI.