Trivellazioni Mediterraneo, no della Prestigiacomo

Trivellazioni Mediterraneo, no della Prestigiacomo

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Trivellazioni Mediterraneo, no della Prestigiacomo
Trivellazioni nel Mediterraneo

04 agosto 2010

“I progetti di trivellazioni profonde nel Mediterraneo, anche alla luce del disastro nel Golfo del Messico, suscitano preoccupazione. Il nostro è un bacino piccolissimo: un inquinamento significativo in qualsiasi parte del mediterraneo si riflette rapidamente sulle coste dei Paesi vicini”. E' sulla base di queste riflessioni che il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, riprendendo la proposta del commissario europeo all'Energia, Gunther Oettinger, ha chiesto una sospensione delle trivellazioni petrolifere nel Mar Mediterraneo in attesa che i 21 Stati costieri europei trovino una “voce comune”.

“Una moratoria – spiega il ministro Prestigiacomo – potrebbe essere una misura opportuna per i pozzi a rischio, ovvero quelli profondi, quelli di idrocarburi liquidi e ad alte pressioni e temperature, per dar tempo all'Europa di definire una strategia”. Una strategia che, mai come adesso, urge. Basta dare un'occhiata in giro per capirlo.

L'ormai nota (famigerata direbbe qualcuno) Bp, ha annunciato l'inizio “entro alcune settimane” delle prime trivellazioni petrolifere in mare nel Golfo della Sirte in Libia, distante poco più di 500 chilometri dalla Sicilia. Per la cronaca il pozzo, il primo di cinque previsti, si trova a circa 1.700 metri di profondità, 200 in più rispetto a quello della piattaforma “Deepwater Horizon” esploso come ben sappiamo il 20 aprile scorso nel Golfo del Messico, di fronte alla Louisiana.

Ma non basta. Recentemente, la compagnia irlandese San Leon Energy ha acquisito tre concessioni per trivellazioni in mare, tutte nello spazio marittimo della provincia di Trapani, una delle quali molto vicina alla costa che va da Selinunte a Sciacca.

Il FAI ha appoggiato la proposta del ministro Stefania Prestigiacomo, dopo aver sostenuto l'appello lanciato dal Comitato per la Bellezza di Vittorio Emiliani che lancia anche l'allarme relativo alla trivella “alta come cinque piani di un palazzo operativa a Cammarana in provincia di Ragusa fra muretti a secco, carrubi e masserie”. La stessa Regione Siciliana, attraverso l'assessore all'Ambiente Roberto Di Mauro, ha fatto sapere di essere pronta a fare le barricate pur di impedire ricerche di petrolio nel Canale di Sicilia. Pur non avendo in questa fase alcuna potestà sui permessi di ricerca, i rappresentanti del governo regionale si sono detti pronti a utilizzare tutti gli strumenti normativi utili a bloccare l'attività di ricerca di idrocarburi. Tra questi il decreto che contiene le direttive per la salvaguardia del patrimonio archeologico subacqueo che si trova proprio nelle aree interessate dalle ricerche.

» Leggi l'appello del Comitato per la Bellezza

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